Mission è un film del 1986 scritto da Robert Bolt e diretto da Roland Joffé
Direttore della fotografia: Chris Menges
Trama: sud America, 1750. I missionari gesuiti guidati da padre Gabriel (Jeremy Irons) proseguono nell’opera di evangelizzazione delle tribù indigene Guaranì, ostacolati nell’opera dal trafficante di schiavi Rodrigo Mendoza (Robert De Niro), dagli imperi di Spagna e Portogallo, nonché dalla stessa Chiesa cattolica.
Breve excursus: l’opera qui trattata ha vinto il premio oscar per la fotografia, e la palma d'oro al 39º Festival di Cannes. Tuttavia è più nota per la stupenda colonna sonora, opera del maestro Ennio Morricone. Per gradire vi lascio il collegamento a una sua magistrale esecuzione, assieme all’Orchestra della Radio di Monaco (Münchner Rundfunkorchester).
Questo articolo è parte di una serie volta a riscoprire la fotografia nel cinema, se desiderate approfondire è presente un’introduzione esplicativa.
Entrambi i fotogrammi sopra riportati mostrano la piccolezza dell’uomo di fronte alla natura: da un lato la morte, con un crocifisso che cade dalla cascata; dall’altra un uomo che scala con difficoltà la parete rocciosa, come per aggrapparsi alla vita.
Direttore della fotografia: Chris Menges
Trama: sud America, 1750. I missionari gesuiti guidati da padre Gabriel (Jeremy Irons) proseguono nell’opera di evangelizzazione delle tribù indigene Guaranì, ostacolati nell’opera dal trafficante di schiavi Rodrigo Mendoza (Robert De Niro), dagli imperi di Spagna e Portogallo, nonché dalla stessa Chiesa cattolica.
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| ©Goldcrest Films |
Breve excursus: l’opera qui trattata ha vinto il premio oscar per la fotografia, e la palma d'oro al 39º Festival di Cannes. Tuttavia è più nota per la stupenda colonna sonora, opera del maestro Ennio Morricone. Per gradire vi lascio il collegamento a una sua magistrale esecuzione, assieme all’Orchestra della Radio di Monaco (Münchner Rundfunkorchester).
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Questo articolo è parte di una serie volta a riscoprire la fotografia nel cinema, se desiderate approfondire è presente un’introduzione esplicativa.
Il cardinale detta la lettera. L’espressione tirata esprime concentrazione e preoccupazione. Non c’è altro nell’inquadratura, lo sfondo risulta completamente nero e il contrasto elevato, le ombre scolpiscono il volto.
Il paesaggio all’alba. Nessun artifizio digitale, solo un sole pallido e il profilo degli alberi.
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| ©Goldcrest Films |
In entrambi i casi il contrasto è nullo, a causa del pulviscolo generato dall’acqua.
Gabriel suona l’oboe, ma non suona per se stesso. La luce cade sulle sue mani e sulle piante, come se la melodia fosse per la foresta.
Gli indios guaranì in vigile attesa: i volti sono tirati, l’atmosfera cupa. L’inquadratura appare caotica, ma in realtà ci sono tre gruppi ben distinti: la coppia in primo piano a sinistra, la seconda fila a destra, e il gruppo sullo sfondo. Nulla è casuale.
La merce catturata: l’atmosfera presenta un forte contrasto, che si adegua a quello di una giornata di sole a mezzogiorno. Si noti come l’unico volto realmente visibile sia quello di Rodrigo.
Felipe ha uno sguardo preoccupato, quasi triste: l’atmosfera poco luminosa e la scarsa definizione del volto accentuano queste sensazioni.
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| ©Goldcrest Films |
Don Cabeza e Rodrigo a colloquio: la scena è un manifesto alla profondità di campo, con le colonne che sfumano verso lo sfondo e i due protagonisti posizionati a due terzi.
Anche qui assistiamo ad un realismo degno di nota: non c’è alcuna luce supplementare a sostenere gli uomini, che giacciono nella penombra come i loro pensieri.
Rodrigo e Felipe passeggiano: Chris Menges adora le scene a forte contrasto, e qui lo dimostra con queste due silhouette completamente oscure, che staccano su di uno sfondo luminoso.
A Rodrigo non basta la festa per placare i suoi pensieri: le sagome sfocate delle persone lo sfiorano senza toccarlo, e la luce fioca delle torce risulta un valore aggiunto. Il fotogramma risulta molto scuro, le luci di scena sono appena accennate.
Il fattaccio: ho voluto mostrarvi tutta la sequenza per meglio comprendere la scelta stilistica. Come evidente, dopo quanto avvenuto, Rodrigo osserva esterrefatto ciò che ha compiuto: l’inquadratura, tramite un obiettivo zoom, stringe sempre di più sul protagonista, col risultato di concentrarsi sul volto sconvolto e di separarlo dallo sfondo. Il contrasto è scarso, il soggetto appare leggermente sfocato.
Una luna blu, decentrata sulla destra, che si staglia su di un cielo cupo. A malapena visibile la vegetazione in primo piano; anche qui un manifesto alla naturalezza della pellicola.
Non so se Roland Joffé abbia voluto omaggiare Stanley Kubrick, sta di fatto che questa scena sembra effettivamente girata con la sola luce della fiamma: la luce risulta scarsa, e la nitidezza ridotta ai minimi termini.
Padre Gabriel a colloquio col cardinale: la scena subisce un forte contrasto sia a livello di luce che di elementi. Il gesuita a sinistra appare illuminato, inserito in un contesto caotico; al contrario il prelato siede composto, all’ombra, e pare essere inserito nell’ambiente come se fosse un quadro.
Il cardinale è sempre più attonito: il suo sguardo assente vaga nel vuoto. Per essere una scena girata in un luogo buio, la luce risulta uniforme, come per assimilare il personaggio al contesto. Si notino i punti luce sullo sfondo che aggiungono carattere al fotogramma.
Un’inquadratura quasi surreale, scurissima, che risalta le numerose fiaccole accese. Un grande faro da scena aggiunge un po’ di atmosfera sulla destra, dove spicca anche una grande croce.
I volti dei bambini sono un punto focale del film, specialmente nella seconda parte. Le loro espressioni esprimono innocenza ma anche preoccupazione, per questioni che non capiranno mai veramente.
Un'altra coppia di silhouette si stagliano sul paesaggio fluviale, dove la forza dell’acqua viene sottolineata direzionando la luce in quel punto.
Rodrigo si allena con la spada, in compagnia di un bambino. Il fotogramma appare quasi come un diorama, essendo ogni elemento della scena posizionato in modo maniacale. Una fitta nebbia aggiunge la giusta dose di atmosfera.
Gabriel cerca conforto nella preghiera, ma è difficile mantenere la concentrazione. Il suo sguardo si perde nella luce che entra da una piccola finestra, la quale illumina il profilo del religioso così come alcune immagini sacre riposte sul mobile.
Queste tre immagini, avvolte nella foschia, mostrano tre prospettive differenti dello stesso disastro, oltre che la fragilità della vita.
I soldati, sporchi e affaticati, osservano con disgusto quello che non vorrebbero dover fare.
Padre Gabriel trasporta l’ostia consacrata. Alle spalle del gruppo ci sono due fuochi, uno in corrispondenza dell’ingresso in chiesa, e l’altro alle spalle del crocefisso.
Il cardinale è ormai devastato dalle sue scelte: la luce bluastra accentua il pallore del volto, così come gli occhi azzurri pieni di rimorso.
Tornano i bambini protagonisti, come a voler lasciare una porta aperta sul futuro. L’espressione della piccola è smarrita, ma allo stesso tempo consapevole. L’inquadratura dal basso verso l’alto e l’utilizzo di un obiettivo grandangolare accentuano queste sensazioni.
CONCLUSIONI
“Mission” è un film sottovalutato, che meriterebbe di essere considerato con maggiore attenzione. La scenografia è sontuosa, la parte tecnica pure, senza alcun tipo di eccessi; ne consiglio la visione.


































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