Raccontaci di te e di come ti sei avvicinato alla fotografia.
Mi avvicinai alla fotografia da giovanissimo, come capitava a molti sul finire degli anni ‘70. Mi regalarono una macchina fotografica per la Cresima e da lì fu letteralmente amore a prima vista. Quella piccola fotocamera divenne il mio compagno inseparabile: iniziai a scattare moltissimo, esplorando ogni angolo della mia quotidianità, e ben presto iniziai a desiderare ardentemente una reflex, che riuscii a permettermi qualche anno più tardi. Erano gli anni delle sperimentazioni giovanili e dei lavori inconsapevoli che, pur nella loro ingenuità, non facevano altro che accrescere quella voglia irrefrenabile di scattare e documentare tutto ciò che mi circondava. Più tardi cominciai a realizzare le mie prime piccole storie e servizi fotografici per eventi sportivi. Il vero salto di qualità arrivò durante i Mondiali di Italia '90, quando iniziai a fare i miei primi lavoretti fotografici professionali.
Successivamente lo sport divenne una vera e propria attività lavorativa. Mi specializzai principalmente nel basket, che documentai per diversi anni per conto di una delle maggiori agenzie italiane di settore. Devo dire che fu un periodo molto impegnativo ma estremamente formativo: mi insegnò la disciplina, la tempistica perfetta e l'importanza di catturare l'attimo decisivo.
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@ Domenico Pescosolido |
C’è un genere fotografico che preferisci? Quali sono i tuoi autori preferiti?
Generalmente non mi piace incasellare la fotografia all'interno di generi rigidi e classifiche, come se uno fosse necessariamente più meritevole o nobile di un altro. La fotografia, per me, è prima di tutto linguaggio e comunicazione, indipendentemente dalla sua etichetta.
Tuttavia, devo ammettere che la fotografia documentaristica è sempre stata particolarmente nelle mie corde, anche se non mi dispiace affatto di tanto in tanto esplorare astrattismi e ricerche formali più sperimentali. In fondo, anche lo sport è pura documentazione e racconto della realtà in movimento.
Per questa via, se proprio dovessi incasellarmi in una definizione, direi che la cosiddetta "street photography" è il genere che personalmente ho più praticato e che continua a stimolare la mia curiosità fotografica.
Tra i fotografi che ho maggiormente ammirato e che hanno influenzato il mio modo di vedere, devo citare Elliott Erwitt per la sua ironia sottile e la capacità di cogliere l'assurdo nel quotidiano, Alex Webb per la sua maestria nella gestione della luce e dei colori complessi, e Michael Kenna per la sua poetica essenziale e contemplativa del paesaggio. Ognuno di loro mi ha insegnato qualcosa di diverso su come la fotografia possa raccontare storie e trasmettere emozioni.
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@ Domenico Pescosolido |
Come nasce il tuo canale YouTube?
Il canale YouTube è nato quasi per caso, in modo del tutto spontaneo. Dopo aver abbandonato la fotografia sportiva professionale, avevo ricominciato ad utilizzare la pellicola per scopi puramente personali - anche se, a dire il vero, non l'avevo mai completamente abbandonata.
Fu così che pensai di condividere la mia esperienza di fotografia chimica e il mio crescente interesse per il collezionismo fotografico attraverso dei video su YouTube. Con mia grande sorpresa, questi primi contenuti riscossero un discreto successo, incoraggiandomi a proseguire su questa strada e a trasformare quella che era iniziata come una semplice condivisione personale in un progetto più strutturato.
In che modo gestisci il tuo canale per quanto riguarda la produzione e pubblicazione dei video?
Faccio rigorosamente tutto in proprio: dalla concezione iniziale dell'idea, alla ripresa, al montaggio, fino alla pubblicazione finale. È un approccio molto artigianale che mi permette di mantenere il controllo totale sulla qualità e sullo stile dei contenuti.
Cerco di essere il più regolare possibile nella pubblicazione dei video, puntando a una cadenza settimanale, anche se devo ammettere che non sempre riesco a rispettare questa programmazione. La produzione di contenuti di qualità richiede tempo e dedizione, e preferisco sacrificare la regolarità piuttosto che la sostanza.
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@ Domenico Pescosolido |
In molti tuoi video parli di macchine fotografiche. Tra tutte quelle che hai utilizzato, ce n’è qualcuna verso la quale hai sviluppato un particolare attaccamento?
Certamente! Le fotocamere a pellicola sono diventate il vero fulcro del mio canale, trasformandomi nel tempo in un collezionista, devo dire un po' mio malgrado. È incredibile come ogni fotocamera che passa tra le mie mani porti con sé una storia, un'estetica, un approccio fotografico diverso.
Ovviamente a ogni fotocamera è legato spesso un ricordo particolare, un momento specifico o una serie di scatti che hanno segnato la mia evoluzione fotografica. Ma se devo essere sincero, la Leica M6 rimane senza dubbio la mia favorita assoluta nel formato 35mm: è un perfetto equilibrio tra ergonomia, qualità ottica e affidabilità meccanica.
Nel medio formato, invece, l'Hasselblad 500 mantiene saldamente il primato: è una macchina che ti costringe a rallentare, a pensare ogni singolo scatto, e restituisce una qualità d'immagine semplicemente straordinaria.
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@ Domenico Pescosolido |
Di tutte le foto che hai scattato, quale preferisci? Parlaci della sua genesi.
Parlare di una sola fotografia è spesso riduttivo per me, poiché preferisco sempre vedere le foto come parte di un racconto più ampio, quindi come serie o sequenze narrative. Tuttavia, prendendone una ad esempio che mi è rimasta particolarmente impressa, ricordo con piacere una foto che scattai a Heraklion, in Grecia, durante una visita al museo archeologico.
Il museo è famoso per la sua straordinaria collezione di oggetti legati alla tauromachia degli antichi cretesi. Mentre stavo osservando una vetrina dove erano esposte delle antiche corna di toro, una signora si interpose casualmente fra me e l'oggetto esposto, mentre suo marito si spostava per osservare meglio il retro della teca. In quell'istante perfetto, alzai istintivamente la macchina fotografica e scattai.
È una fotografia che, ogni volta che la riguardo, mi solletica una grande ilarità per la casualità del momento catturato. Oggi quella immagine fa parte della mia serie dedicata ai musei, un progetto nel quale ho voluto esplorare il complesso e spesso ironico rapporto tra il visitatore contemporaneo e la sua fruizione dell'arte e della cultura.
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@ Domenico Pescosolido |
Quali progetti intravedi nel futuro per il tuo canale?
Sto lavorando per introdurre una dimensione più approfondita e strutturata nei miei contenuti, cercando di inserire un discorso anche storico e culturale legato non solo alle fotocamere che presento, ma anche alle tecniche fotografiche analogiche e al loro sviluppo nel tempo.
L'idea è di contestualizzare meglio ogni strumento e ogni procedimento all'interno della storia della fotografia, creando un ponte tra passato e presente che possa essere utile sia per i neofiti che per gli appassionati più esperti.
Qual è il tuo rapporto con i social network? Pensi che siano utili a supportare la tua attività?
Ho un approccio piuttosto pragmatico ai social network: li utilizzo principalmente come strumenti per diffondere i miei eventi, annunciare i nuovi video e mantenere un contatto diretto con la mia community. Non sono un utilizzatore compulsivo, ma devo riconoscere che, se usati con attenzione e criterio, possono essere strumenti molto utili per ampliare la propria audience e creare connessioni genuine con persone che condividono le stesse passioni.
La chiave, secondo me, è utilizzarli come mezzo e non come fine, mantenendo sempre al centro la qualità dei contenuti piuttosto che la ricerca spasmodica di visibilità fine a sé stessa.
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@ Domenico Pescosolido |
Ringraziamo Domenico per averci concesso l’intervista, se volete seguirlo potete farlo tramite i seguenti link.
Web: www.domenicopescosolido.it
Instagram: @pescod
Facebook: @DomenicoFineArt
YouTube: @DomenicoPescosolido
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