Ciao a tutti, in questo episodio parliamo della Fujifilm F40fd, una compatta del 2007. Fa parte della serie “F”, ovvero le compatte premium della casa, spesso distinte da sensori più grandi e qualità d’immagine nettamente migliore rispetto al resto della produzione.
Questo articolo fa parte di un progetto volto a riscoprire la fotografia CCD, se desiderate approfondire è presente un’introduzione esplicativa.
SCHEDA TECNICA:
Sensore: 1/1.6” CCD (8 x 6 mm)
Megapixel: 8 (3296 x 2472 pixel)
Formato immagine: 4:3
Escursione focale: 35–105 mm (equivalente 35mm)
Apertura massima: F 2.8-5.1
Stabilizzazione ottica: No
Tempi di scatto: 3 S - 1/2000 S
Gamma ISO: 100-1600
Presenza controlli PASM: No
Formato RAW: No
Distanza minima messa a fuoco: 7 cm
Dimensioni schermo: 2,5 pollici
Risoluzione schermo: 230.000 dots
Schede di memoria compatibili: XD picture card, SD/SDHC
Dimensioni: 96 x 59 x 23 mm
Peso: 181 g
Batterie: al litio
L’esperimento di questa puntata si concentra su di una compatta abbastanza datata. La mia attenzione è stata catturata dalla sua risoluzione ridotta, che assieme al sensore di dimensioni generose può essere una combinazione ideale. Mi sono concentrato su cosa si può ottenere di “serio”, sfidando i limiti tecnici. In primo luogo c’è da considerare un obiettivo non molto luminoso al tele, combinato a un sensore CCD per il quale alzare gli ISO non è raccomandato. Peccato inoltre per l’assenza della stabilizzazione ottica, che limita molto le possibilità in condizioni di luce scarsa. Inoltre va tenuto conto della limitazione dovuta al grandangolo moderato: niente di grave, ma bisogna farci l’abitudine.
I colori sono piacevoli, leggermente freddi in modalità standard ma comunque attraenti. Volendo si può optare per la modalità “chrome” che li scalda alzando inoltre la saturazione, un insieme di bell’impatto, anche se bisogna considerare il contrasto un po’ spinto. In generale tendono a mantenere la cromia originale, senza sbiadire, merito probabilmente dei soli 8 megapixel.
Purtroppo sono del tutto assenti i controlli manuali; esiste una modalità “M” ma in realtà è l’equivalente di una normale “P”, dove si scelgono gli ISO e la compensazione dell’esposizione, poi la fotocamera fa il resto. A dirla tutta, l’obiettivo non è neppure dotato di diaframma, è presente solo un filtro ND incorporato.
Una caratteristica simpatica delle compatte sono le inquadrature macro, qui possibili fino a sette centimetri. La distanza potrebbe essere più corta, ma considerati i 35mm equivalenti al grandangolo viene leggermente compensata. Non si avrà la qualità di un obiettivo dedicato, ma per qualche scatto divertente va benissimo. Peccato per la difficoltà nel mettere a fuoco in questa modalità, con l’automatismo che risulta spesso inaffidabile.
Nota dolente, scordatevi grandi sfocati con questo modello; ho tentato qualche esperimento in tal senso ma i risultati non sono stati lusinghieri. A qualsiasi focale risulta difficile tirar fuori qualcosa, facile quindi incappare nei soliti sfondi piatti. Meglio alle cortissime distanze, dove l’insieme risulta piacevole.
LINK GALLERIA FOTOGRAFICA
In quanto a qualità costruttiva, la fotocamera si presenta con un corpo per la maggior parte in metallo. Il design è accattivante ancora oggi, nonostante gli anni passati; l’assemblaggio è curato e tutto funziona come dovrebbe. L’insieme risulta piuttosto compatto con un peso piuma; insomma, è possibile riporla in qualsiasi tasca. C’è un’impugnatura per le dita sul lato anteriore, appena accennata ma meglio di niente.
Utilizzare la Fujifilm in prova non è per tutti; un principiante potrebbe trovarsi disorientato, in quanto i comandi principali sono divisi tra più livelli. Ad esempio, se si vuole cambiare il valore ISO bisogna accedere al sottomenu “F” col pulsante dedicato, mentre per la compensazione dell’esposizione bisogna entrare nel menu vero e proprio.
Le ghiere e i pulsanti sono piccoli ma comodi, oltre che ben posizionati. Lo schermo invece risulta invisibile sotto la luce del sole; c’è una modalità che consente di renderlo più luminoso ma non compie miracoli. Valutare l’esposizione in scene a forte contrasto non è un compito facile, con un rischio di errore alto; risulta inoltre assente l’istogramma. Per fortuna la gamma dinamica è discreta, senza facili bruciature anche nelle condizioni difficili.
Le prestazioni sono buone, il sistema non è una scheggia ma nemmeno presenta lunghi tempi di attesa. La messa a fuoco è nella media, abbastanza veloce con qualche difficoltà in carenza di luce.
L’obiettivo ha un’ottima qualità: nitido a tutte le focali, con cali minimi ai bordi; va segnalato però che nel funzionamento risulta rumoroso.
Pure la qualità d’immagine risulta ottima, grazie ai non eccessivi 8 megapixel. A bassi ISO il rumore è completamente assente, mentre in situazioni di scarsa luminosità l’immagine diventa pastosa, poco definita. Ad ogni modo la massima sensibilità utilizzabile risulta 1600 ISO, a patto di accettare un leggero decadimento dei colori. Ad ISO 400 e 800 il risultato è apprezzabile, pur senza una definizione eccelsa. Le aberrazioni cromatiche sono sempre presenti, ma mai eccessive, possono essere corrette con relativa facilità.
Un’ultima nota riguardo alle schede di memoria: questa fotocamera, come molte Fujifilm di quegli anni, nasce col supporto alle ormai defunte schede XD. Per fortuna è presente un supporto anche per le SD (funzionano anche le più moderne SDHC), attivabile tramite un aggiornamento firmware.
CONCLUSIONI
La sconsiglio ai principianti, più che altro per l’ergonomia, meglio rivolgersi a un modello più immediato e di facile gestione.
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