Negli anni '60, l'Italia vide un profondo cambiamento nel mondo della fotografia, segnato da una crescente consapevolezza dei fotografi italiani riguardo al loro ruolo nella società e nell'ambito culturale internazionale. Da eventi come il Convegno Nazionale di Fotografia del 1959 a Sesto San Giovanni al successivo convegno di Verbania del 1969, promosso dal CIFe (Centro Informazioni Ferrania) e dalla FIAF (Federazione Italiana Associazioni Fotografiche), emerse un'evoluzione significativa nel modo in cui i fotografi italiani si rapportavano alla cultura, alla politica, e alla società stessa.
Il convegno di Verbania, in particolare, fu testimone di opposte concezioni della fotografia, con una forte prevalenza dell'approccio d'impegno sociale e politico, documentario e di reportage. Questo contesto politicamente acceso ha plasmato il percorso dei fotografi italiani, spingendoli a esplorare nuovi ruoli e ad abbracciare una visione più consapevole e critica del loro mestiere.
Franco Pinna si distinse come uno dei protagonisti principali di questa trasformazione. Inizialmente fotogiornalista, le sue collaborazioni con figure di spicco, come Ernesto De Martino e Franco Cagnetta, costituirono un momento fondamentale nella sua carriera. Pinna si distinse per la sua capacità di fondere la fotografia documentaristica con un'analisi sociale e politica acuta, contribuendo così a dare voce alle realtà marginalizzate e spesso dimenticate, come quelle del Sud Italia.
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Franco Pinna, Lula
(NU), Maggio 1960 |
Il suo lavoro sul campo, specialmente durante le spedizioni in Lucania e nel Salento al seguito di De Martino, evidenziò un approccio militante, rivolto alla denuncia delle ingiustizie sociali e culturali. Le sue immagini forti contribuirono a diffondere una visione più autentica e meno stereotipata del Sud Italia, dando voce alle condizioni di sofferenza e alle sfide dell'epoca.
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Franco Pinna, Mietitore,
Il gioco della falce a San Giorgio Lucano, 1959 |
Altra figura importante fu Ugo Mulas; oltre ad essere conosciuto per i suoi ritratti degli artisti del '900, è stato un fotoreporter attivo negli anni '60. In tale ambito, Mulas ha catturato immagini che documentavano non solo gli eventi politici e sociali, ma anche la vivace scena culturale dell'epoca. Le sue fotografie erano spesso pubblicate su riviste e giornali italiani e internazionali, portando gli spettatori nel cuore degli avvenimenti più significativi del periodo.
Mulas era maestro nell'arte di cogliere l'essenza di un momento con una semplice immagine. Attraverso il suo obiettivo, riusciva a raccontare storie potenti e coinvolgenti, trasmettendo emozioni e significati senza bisogno di parole.
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Ugo Mulas, Marcel Duchamp, NewYork, 1965 |
Per Mulas, il mestiere del fotoreporter non era solo una professione, ma una vera e propria passione. La sua dedizione e il suo impegno nel documentare la realtà con onestà e sensibilità lo hanno reso uno dei fotografi più rispettati del suo tempo.
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Ugo Mulas, Lucio Fontana, “Cut”, Milano, 1965 |
In conclusione, il periodo degli anni '60 in Italia ha rappresentato un momento cruciale per l'evoluzione della fotografia, con personalità che hanno contribuito in modo significativo a ridefinire il ruolo e l'importanza della fotografia nella società e nella cultura contemporanea. Il loro impegno e la loro visione continuano a ispirare e ad influenzare il mondo della fotografia anche oggi.
Cosa pensate abbia reso così distintiva e influente la fotografia italiana degli anni '60 e quali sono gli elementi che ritenete abbiano contribuito maggiormente alla sua notorietà internazionale?
A presto!
Michela Petrocchi @michela.petrocchi
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