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Vintage Digitale – Olympus XZ-1



In questo episodio parliamo della Olympus XZ-1, una compatta del 2011. Fa parte della nota serie “XZ”, ovvero le compatte premium (a dimensioni contenute) della casa.

Questo articolo fa parte di un progetto volto a riscoprire la fotografia CCD, se desiderate approfondire è presente un’introduzione esplicativa.  

SCHEDA TECNICA:
Sensore: 1/1.63” CCD (8.07 x 5.56 mm)
Megapixel: 10 (3648x2736 pixel)
Formato immagine: 4:3
Escursione focale: 28–112 mm (equivalente 35mm)
Apertura massima: F 1.8-2.5
Stabilizzazione ottica: Sì
Tempi di scatto: 60 S - 1/1200 S
Gamma ISO: 100-6400
Presenza controlli PASM: Sì
Formato RAW: Sì
Distanza minima messa a fuoco: 1 cm
Dimensioni schermo: 3 pollici
Risoluzione schermo: 614.000 dots
Schede di memoria compatibili: SD/SDHC/SDXC
Dimensioni: 111 x 65 x 42 mm
Peso: 275 g
Batterie: al litio



L’esperimento di questa puntata si concentra su di una compatta premium, con un sensore più grande della media per le fotocamere dell’epoca. La mia attenzione è stata catturata dalla risoluzione non eccessiva, ma soprattutto dalla luminosità dell’obiettivo nel suo complesso, che fa di questa fotocamera un punto di riferimento.
Non sono comuni compatte con questa scheda tecnica, ricordo che avere a disposizione un obiettivo luminoso consente di tenere bassi gli ISO anche in scene con scarsa luminosità, ottenendo immagini più pulite.
I colori sono piacevoli, soprattutto in jpeg; sono validi anche in raw, seppure virino maggiormente sul verde e il blu sia di tonalità ciano, per cui il cielo appare quasi pastello. Le tinte non sbiadiscono quasi mai, solo lievemente ad alti ISO; in situazioni delicate, quali forti controluce, mantengono la vividezza originale. Insomma, la qualità della Olympus XZ-1 rispetto alle compatte ordinarie appare evidente; giocando con la luce a disposizione e selezionando la focale corretta si è in grado di gestire la maggior parte delle situazioni.
Sono presenti come immaginabile i controlli PASM, per impostare i parametri a piacimento. Riguardo ai tempi di scatto, i 60 secondi di massimo rappresentano un’ottima caratteristica per le lunghe esposizioni notturne, e 1/2000 di secondo come tempo minimo è accettabile. In genere scatto in priorità di apertura, tenendo il diaframma più aperto possibile; la presenza del filtro ND aiuta a regolare la luminosità nelle giornate molto luminose.
Un’altra caratteristica simpatica delle compatte sono le inquadrature macro, qui possibili fino a un centimetro di distanza. Non si avrà la qualità di un obiettivo dedicato, ma per qualche scatto divertente va benissimo. Purtroppo, la messa a fuoco in questa modalità risulta lenta ed esitante, servono spesso più tentativi per ottenere un’immagine valida.
Riguardo allo sfocato, si è portati a pensare che con un obiettivo così luminoso si ottengano sfocati degni di nota. In realtà ricordo che con un sensore così piccolo (in rapporto alle mirrorless) niente è scontato. Il bokeh è buono alle corte distanze, ma già alle medie l’effetto è meno pronunciato, pur con qualche eccezione. Come immaginabile, alle lunghe distanze l’impresa è ardua, per quanto una leggera separazione sia sempre presente. Insomma, meglio in media delle altre compatte, ma senza miracoli.
In definitiva qual è l’utilizzo ideale per questa fotocamera? La Olympus in prova si presta bene a molteplici utilizzi: ideale come compagna di viaggio, per via delle dimensioni contenute. Ottima per sperimentare diversi generi, dai paesaggi ai ritratti; quasi perfetta per la fotografia di strada, per via del suo aspetto poco intrusivo. Grazie alle opzioni manuali ci si può divertire anche con qualche scatto più impegnativo, come le lunghe esposizioni. La luminosità dell’obiettivo la rende molto più versatile di tanti modelli simili, anche in contesti di scarsa luminosità. 




LINK GALLERIA FOTOGRAFICA


E ora passiamo a qualche aspetto più tecnico prima delle considerazioni finali.
In quanto a qualità costruttiva, la fotocamera si presenta con un corpo principale in metallo, con elementi secondari in plastica. L’assemblaggio è curato e il design piacevole, ancora attuale; sembra quasi che per lei il tempo non sia passato. Il corpo è compatto, con gli angoli smussati, la si mette in tasca, col leggero limite dell’obiettivo sporgente. Sono assenti punti di appoggio per le dita sul lato anteriore, mentre c’è un rivestimento in gomma per il pollice, appena sufficiente, nella parte posteriore; nonostante ciò, non si avvertono particolari problemi nell’impugnatura. Peccato per il tappo copri obiettivo, che va rimosso manualmente prima di ogni utilizzo.
Utilizzare la fotocamera risulta intuitivo, anche se il menu della marca non è dei più semplici; in questa versione, tuttavia, appare semplificato.
È presente la modalità manuale, e ci sono accessi diretti alle funzioni principali, tra le quali il compensatore d’esposizione. Non è presente un pulsante ISO dedicato ma si accede abbastanza velocemente dal meno rapido. Rispetto alle compatte più economiche la configurazione prevede due ghiere, una anteriore attorno all’obiettivo e una posteriore appaiata agli altri pulsanti di controllo. Riguardo alla prima il funzionamento è impeccabile, con scatti ben definiti; si può programmare per varie funzioni, ma la più logica risulta quella di variazione apertura. Quella posteriore funge da controllo per le funzioni attorno alla stessa, soprattutto per il compensatore d’esposizione. I tasti in generale sono comodi e ben definiti.
Lo schermo presenta un’ottima risoluzione per l’epoca, ed è utilizzabile in esterno nonostante un leggero calo di visibilità con luce intensa. E’ presente l’istogramma in tempo reale, che risulta utilissimo per giudicare correttamente l’esposizione.
Le prestazioni sono in generale buone, il sistema risponde bene ai comandi senza esitazioni. Anche la messa a fuoco è valida, persino in carenza di luce. L’obiettivo ha una qualità più che buona, si nota la differenza rispetto ai fondi di bottiglia delle compatte recenti. A tutte le focali garantisce un’ottima nitidezza, con solo lievi cali agli angoli e alle focali più lunghe; il contrasto è sempre adeguato.
Le immagini native in Jpeg presentano una definizione non eccellente, a causa della forte riduzione del rumore presente. Lavorando i raw, è presente il profilo incorporato (quantomeno in Lightroom); questo consente di utilizzare il colore originario Olympus, insieme alla correzione dell’obiettivo.
Il rumore è ragionevole fino a 800 iso, soprattutto sui jpeg perché come accennato prima sono molto processati. Giunti a 1600 ISO la grana è incontenibile anche lavorando poco le immagini; eviterei di andare oltre. Le aberrazioni cromatiche appaiono soprattutto nella situazioni estreme, ma non sono mai eccessive.
 


CONCLUSIONI

Inutile nascondersi, la Olympus XZ-1 è una fotocamera leggendaria, un modello storico che ancora oggi difende la sua reputazione. Il rapporto ingombri, qualità d’immagine e usabilità risulta ottimo, ma a prescindere da questo è davvero un piacere utilizzarla. La consiglio vivamente a chiunque voglia divertirsi con la fotografia digitale CCD.

Paolo Marucco @135landscape


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