Per i nostri antenati, il bianco era un vero colore (addirittura uno dei tre colori basilari del sistema antico, allo stesso titolo del rosso e del nero). Bianco per schiarire, alleggerire, bianco per lumeggiare, bianco per tracciare sul nero. E ancor di più il bianco su bianco.
D’istinto, il nero, viene pensato per i suoi aspetti negativi, nel saggio “Lo splendore del nero”, pubblicato da Ponte alle Grazie, Alain Badiou tesse un elogio del non colore che li riassume tutti, dell’alternanza tra buio e luce, del chiaroscuro e dei contrasti in un mondo che predilige i colori, le sfumature, i compromessi.
Il bianco e nero nell’arte
Il bianco e il nero nell’arte hanno il potere di generare un’immediata tensione, di creare “disorientamento”, di comunicare senza necessità di ulteriori intermediari che non siano se stessi. Precursore dell’essenzialità dei due colori è l’opera concettuale del russo Kazimir Malevič con il suo “Quadrato nero su fondo bianco” (1918); oppure Paul Klee che nel suo continuo parallelismo tra pittura e musica realizzò opere come il “Bianco polifonicamente incorniciato” (1930). Nel dopoguerra trovano espressioni nelle varie forme di astrattismo il primo Rauschenberg, Tobey e Twombly. A seguire Burri, lo spazialismo di Fontana, e certe esperienze di Schifano e di Lombardo legate al Pop.
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Kazimir Malevič, Quadrato nero su fondo bianco, 1915 |
Il bianco e nero nella fotografia
Questo tipo di fotografia riproduce la realtà ma allo stesso tempo la eleva a una dimensione che oserei definire onirica, suggestiva e sospesa nel tempo. Una famosa citazione del fotografo giornalista Ted Grant dice:
"Quando fai fotografie a colori di persone, fotografi soltanto i loro vestiti. Ma quando fotografi in bianco e nero, fotografi la loro anima"
La mancanza di colori accesi spinge l’osservatore a vedere oltre, togliere il colore non costituisce necessariamente una perdita di informazioni, può infatti rafforzare molto di più il senso e la comunicatività dell’immagine.
Il neoarealismo
Il periodo neorealista italiano, sviluppatosi principalmente dal secondo dopoguerra fino agli anni '50, è stato caratterizzato da una rappresentazione sincera e autentica della vita quotidiana. La fotografia neorealista ha giocato un ruolo fondamentale nel catturare la cruda realtà dell'Italia postbellica e nel documentare i cambiamenti sociali ed economici del tempo.
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Ferdinando Scianna, Vallelunga, 1965 |
Fotografi come Gianni Berengo Gardin, Ferdinando Scianna, Ugo Mulas e Franco Pinna hanno continuato la tradizione del reportage sociale, documentando la vita quotidiana, le lotte e le trasformazioni sociali dell'Italia del tempo.
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Franco Pinna, Pastori cantano in osteria, Orgosolo, 1961 |
Le loro immagini in bianco e nero sono caratterizzate da un forte realismo e una connessione profonda con le persone comuni. Le fotografie neorealiste si sono distinte per la loro semplicità ed onestà. L'assenza di colori ha contribuito a concentrare l'attenzione sulla forma e sulla composizione, rendendo più immediata e intensa l'impatto visivo.
In conclusione, la fotografia in bianco e nero non è semplicemente una scelta, ma un linguaggio intriso di profondità emotiva e intenzionalità. Attraverso l'assenza di colore, questa forma d'arte si concentra sulla forza delle forme, dei contrasti e delle sfumature, offrendo una prospettiva unica e intima sulla realtà. Quale emozione potrebbe scaturire da un'immagine se privata del suo colore? Ogni scatto in bianco e nero è un invito a esplorare il significato più profondo delle immagini, spingendoci a riflettere sul potere intrinseco della semplicità e dell'espressione senza distrazioni cromatiche. In un'epoca dominata dalla vivacità dei colori, il bianco e nero rimane un linguaggio visivo che continua a parlare con forza, preservando la sua importanza nel vasto panorama della fotografia contemporanea. Qual è la vostra prospettiva sulla fotografia in bianco e nero?
Michela Petrocchi @michela.petrocchi
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