Questo articolo fa parte di un progetto volto a riscoprire la fotografia CCD, se desiderate approfondire è presente un’introduzione esplicativa.
Sensore: 1/2.3” CCD (6.17 x 4.55 mm)
Megapixel: 12 (4000x3000 pixel)
Formato immagine: 4:3
Escursione focale: 28–336 mm (equivalente 35mm)
Apertura massima: F 3.4-5.6
Stabilizzazione ottica: Sì
Tempi di scatto: 15 S - 1/2500 S
Gamma ISO: 80-1600
Presenza controlli PASM: Sì
Formato RAW: No
Distanza minima messa a fuoco: 1 cm
Dimensioni schermo: 3 pollici
Risoluzione schermo: 230.000 dots
Schede di memoria compatibili: SD/SDHC/SDXC
Dimensioni: 113 x 73 x 46 mm
Peso: 308 g
Batterie: tipo AA (2)
L’esperimento di questa puntata si concentra su di una superzoom relativamente recente, con un sensore di grandezza ordinaria. La mia attenzione è stata catturata dalla sua risoluzione non eccessiva, dall’ottima escursione focale e dall’alimentazione con batterie tipo AA, sempre reperibili e di facile sostituzione. Per il resto mi sono concentrato su cosa si poteva ottenere di “serio”, sfidando i limiti tecnici. In primo luogo c’è da fare i conti con un obiettivo poco luminoso, combinato a un sensore CCD per il quale alzare gli ISO non è raccomandato, anche se a volte si rivela necessario in condizioni meteo non ideali. Va detto che la stabilizzazione ottica è eccezionale: sono riuscito a scattare a mano libera con tempo di 0,6 secondi ottenendo risultati discreti; questo compensa parzialmente la limitazione di cui prima.
Talvolta ci si scontra con colori sbiaditi, in occasione di controluce nemmeno troppo spinti. Insomma, pare chiaro che la Canon SX130IS non sia un mostro di qualità, bensì una compatta umile con tanta voglia di fare. L’approccio corretto quindi è di utilizzarla in modo ragionato, evitando di strafare. In condizioni di luce ideali infatti, i colori sono piacevoli (anche se non all’altezza delle migliori Canon) e le immagini contrastate. Il segreto è lasciare la sensibilità a 80 ISO, e magari utilizzare un piccolo treppiede all’occorrenza. I risultati ottenibili in tal modo sono discreti, anche nelle lunghe esposizioni notturne; aiutano in questo senso in controlli PASM, per impostare i parametri a piacimento. Per gli scatti a mano libera il consiglio è di usare la modalità A (priorità di apertura), e aprire il diaframma al massimo. Con un sensore così piccolo infatti, non ha alcun senso chiudere ulteriormente il diaframma, specie per un’ottica già di per sé poco luminosa; si incapperebbe solo nella diffrazione, ovvero in immagini meno definite.
Un’altra caratteristica simpatica delle compatte sono le inquadrature macro, qui possibili fino ad un centimetro di distanza. Non si avrà la qualità di un obiettivo dedicato, ma per qualche scatto divertente va benissimo. A dirla tutta, è molto meglio di buona parte delle fotocamere macro in uso sugli smartphone. Un altro aspetto spensierato insomma, che ben si addice allo spirito della SX130IS.
Nota dolente, scordatevi grandi sfocati con questo modello; ho tentato qualche esperimento in tal senso ma i risultati non sono stati lusinghieri. Bisogna spingere lo zoom al massimo (o quasi) per tirar fuori qualcosa, altrimenti si incappa nei soliti sfondi piatti. Quando poi lo sfocato appare non è una bellezza, abbastanza affollato, ma s’è visto di peggio.
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In quanto a qualità costruttiva, la fotocamera si presenta con un corpo quasi interamente in plastica. Niente di eccezionale insomma, tuttavia l’assemblaggio è curato senza scricchiolii. Il corpo appare piuttosto cicciotto e leggermente pesante, insomma non è certo la più tascabile. C’è una presa per le dita sul lato anteriore appena accennata, ma meglio di niente.
Utilizzare la Canon SX130IS risulta intuitivo, tutte le cose sono al loro posto, il menu della marca è facile e immediato. È presente la modalità manuale, non male considerata la natura economica del prodotto. Presente anche un utile pulsante ISO sulla ghiera di controllo, e uno dedicato per compensare l’esposizione. La ghiera invece risulta scomoda e scivolosa nell’uso; capita di metterci molto nel ruotarla, oppure di selezionare involontariamente altro. Comodo l’istogramma in dotazione, peccato lo si possa consultare sono a foto acquisita. Lo schermo, per quanto non molto definito, è utilizzabile in esterno anche con luce intensa.
La qualità d’immagine è discreta, sopra la media per un sensore tradizionale da 1/2.3”, grazie ai non eccessivi 12 megapixel. Certo, il rumore è sempre presente, anche a 80 ISO nelle zone d’ombra. La massima sensibilità utilizzabile risulta 400 ISO, a patto di accettare un leggero decadimento dei colori. Le aberrazioni cromatiche sono sempre presenti, ma mai eccessive, possono essere corrette con relativa facilità.
CONCLUSIONI
PS piccolo consiglio: come la maggior parte delle compatte Canon alimentate ad alkaline, anche questa soffre di un errore software, che vede le batterie scariche anche quando non lo sono. Ci sono mille soluzioni diverse su internet, le quali però sembrano non funzionare. Vi dico la mia: usate le Panasonic ricaricabili giapponesi (intendo letteralmente made in Japan) e non avrete più problemi.
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