Passa ai contenuti principali

Olympus OM Zuiko 24mm F 2 (versione 1) - Recensione



QUALITA' COSTRUTTIVA

A prima vista l'Olympus OM Zuiko 24mm F 2 sembra veramente solido, anche rispetto ad altri obiettivi del sistema OM. Analizzandolo le sensazioni vengono confermate, con corpo e ghiere interamente in metallo, fatta eccezione per il rivestimento gommato (peraltro ottimo) della messa a fuoco. L’assemblaggio è ineccepibile, con giochi nulli ed assenza di viti a vista: difficile chiedere di più.

ERGONOMIA

Per quanto solido, l'obiettivo resta compatto, e con un peso rilevato di 282 grammi considerabile ancora leggero. Le ghiere presentano la disposizione classica di molte ottiche Olympus, con il controllo dell'apertura in posizione anteriore rispetto alla messa a fuoco. Entrambe girano in senso orario e hanno un diametro quasi identico; quella del diaframma ruota da F 2 a F 16, con scatti a ogni stop pieno ben definiti. La presa è ottima, tuttavia essendo molto vicina all'altra può succedere di spostare inavvertitamente la messa a fuoco mentre si cambia l'apertura. La ghiera di messa a fuoco effettua 1/4 di giro per completare la sua corsa, un arco di rotazione definibile come sufficiente. La gomma di rivestimento consente un'ottima presa e la rotazione è agevole. La distanza minima di utilizzo è 25 centimetri, nella media rispetto ad altri obiettivi della stessa focale. L'Olympus OM Zuiko 24mm F 2 è quindi utilizzabile per foto ravvicinate, senza alcuna velleità macro. 



LINK TEST QUALITA' OTTICA + DATI TECNICI


Nitidezza
La nitidezza a tutta apertura risulta appena sufficiente, tuttavia il contrasto è molto basso e l’immagine risulta avvolta da una sorta di foschia. A F 2.8 vi è un leggero aumento del contrasto, e quest’apertura risulta utilizzabile per scatti ravvicinati o col soggetto centrale, a patto di lavorare bene l’immagine tramite software. Con F 4 il contrasto raggiunge la sufficienza mentre la nitidezza si attesta a un livello più che sufficiente, con un buon livello di uniformità sul fotogramma, eccezion fatta per gli angoli più estremi dell’immagine. Chiudendo a F 5.6 vi è un’ulteriore progressione della nitidezza, e il contrasto diventa più che sufficiente; quest’apertura è già utilizzabile per la maggior parte delle foto. Alle aperture più piccole i miglioramenti sono lievissimi, le differenze trascurabili stanno in un miglior centro a F8 e migliori bordi a F11.
Riassumendo l'Olympus OM Zuiko 24mm F 2 garantisce una prestazione sufficiente, condizionata dai risultati alle ampie aperture.

Aberrazioni cromatiche
Laterali: Di alto livello a F 2, presenti su tutto il fotogramma. Chiudendo il diaframma si riducono, diventando di media entità, visibili soprattutto in scene a forte contrasto e ai bordi dell’immagine. Talvolta risultano impossibili da rimuovere.
Longitudinali: di medio livello a tutta apertura, migliorano leggermente chiudendo a F2.8 per rimanere poi costanti. Nulla di straordinario, ma meglio delle laterali.
Definiamo il giudizio in questo ambito quasi sufficiente.

Bokeh
Sappiamo che il bokeh non è il punto di forza dei grandangoli, e questo zuiko 24mm non fa eccezione. La resa potrebbe definirsi “caratteristica”, per i particolari effetti ottenuti, quasi dinamici con soggetti a sfondo complesso. Tuttavia riteniamo che uno sfocato più cremoso e uniforme sia da preferirsi per isolare bene il soggetto.
I punti luce a tutta apertura risultano quasi circolari al centro, per cominciare a deformarsi appena ci si avvicina alle aree periferiche dell’immagine. Ai bordi risentono di un evidente effetto “occhi di gatto”. Chiudendo a F2.8 assumono la classica forma poligonale, per quanto non estrema considerate le otto lamelle. L’effetto occhi di gatto si riduce molto, ma è ancora presente. Da F4 in poi conservano la forma e scompare la deformazione ai bordi.

Coma
Vi sono deformazioni pronunciate a tutta apertura e fino a F2.8. A F4 la situazione è migliore ma non di molto. F5.6 vede un netto miglioramento, con deformazioni quasi scomparse, mentre a F8 le luci risultano pulite. Nonostante lunghezza focale e luminosità favorevoli, non si tratta di un'ottica ideale per l'astrofotografia.

Distorsione
Di entità media e tipo complesso (baffo), ovvero in prevalenza barile con cuscinetto ai bordi. Risulta comunque gestibile, eccetto per foto di architettura.

Flare
In merito al flare, l'Olympus 24mm F 2 non tradisce quasi mai, causando solo piccoli artefatti nelle situazioni più estreme. Il contrasto è sempre mantenuto anche nel controluce; in generale la prestazione in questo campo risulta più che buona.

Focus Breathing
L’obiettivo presenta una lieve variazione di focale durante la messa a fuoco; aspetto positivo se intendete utilizzarlo per fare riprese video.

Sunstars 
I raggi compaiono a F4, ma solo a F5.6 risultano visibili, per quanto insignificanti. A F8 cambiano poco, mentre F11 rappresenta il valore ideale, col quale raggiungono una forma accettabile. A F16 sono più evidenti, ma visto il forte calo di nitidezza e contrasto si sconsiglia di utilizzare quest’apertura. In generale possono essere sfruttati per dare un lieve tocco in più alle immagini, ma non sono un vero punto di forza.

Vignettatura
Come immaginabile data la natura compatta dell’obiettivo la vignettatura non scompare mai. E’ di alto livello a F 2, medio alto a F 2.8. Molto meglio a F 4 dove risulta di basso livello, per divenire trascurabile a F 5.6 – F 8. L'impatto sulle foto appare evidente, diverse prove sul campo sono state corrette per compensare il fenomeno.
 
 

LINK PROVE SUL CAMPO - GALLERIA FOTO

 

CONCLUSIONI

L'Olympus OM Zuiko 24mm F 2 è un obiettivo leggendario, primo 24mm F 2 della storia messo sul mercato. Che fosse progettato bene lo dimostrano sia la costruzione impeccabile che il comportamento, considerato il progetto di inizio anni ’70. Purtroppo l’anzianità è anche il suo limite, infatti presenta difetti evidenti: aberrazioni cromatiche forti e una prestazione a tutta apertura insufficiente. Ottimo invece il trattamento antiriflesso, che stupisce in positivo, specialmente in ambito vintage. Detto questo l’obiettivo produce risultati discreti chiudendo il diaframma, anche se lo riteniamo soprattutto un’ottica da collezionisti (come dimostrano le quotazioni raggiunte su internet).

PRO
- qualità costruttiva
- resistenza al flare

CONTRO
- nitidezza a tutta apertura
- ghiera dei diaframmi scomoda

GIUDIZIO

Qualità costruttiva:
Ergonomia:              
Ottica:                      

>> Link elenco recensioni pubblicate <<


Commenti

Gli articoli più letti

Vivitar 35mm F1.9 (Komine) - Test di qualità ottica

Il Vivitar 35mm F1.9 è un medio grandangolare ad ampia apertura prodotto da Komine a partire dal 1974. Pensato per essere un'alternativa ai più classici 50mm come ottica standard, grazie alla sua buona luminosità. L'obiettivo è reperibile con tutti i principali tipi di innesto delle reflex in uso negli anni '70. I primi esemplari prodotti presentavano la ghiera di messa a fuoco in metallo zigrinato, priva del rivestimento in gomma. Successivamente, come nel caso dell'esemplare in prova, venne adottato il rivestimento.   DATI TECNICI Lunghezza focale: 35 mm Apertura max: F 1.9 Apertura min: F 22 Schema ottico: 8 elementi in 6 gruppi Lamelle diaframma: 6 curve Distanza minima di messa a fuoco: 0,3 m Diametro filtri: 55 mm Lunghezza min / max (da noi rilevata): 67 / 73 mm Diametro max (da noi rilevato): 64 mm Peso (senza tappi, da noi rilevato): 354 g Innesto:  vari. L'esemplare testato è dotato di baionetta Olympus OM     NITIDEZZA link alle immagini ABERRAZIONI CROMA...

A tu per tu - Marta Fabris

Marta Fabris è una fotografa di street , i cui scatti abbiamo avuto modo di apprezzare attraverso la sua pagina Instagram. Lo stile di Marta è peculiare, le sue foto spesso giocano sul contrasto tra luce e ombra, oppure sull’utilizzo di superfici riflettenti per creare immagini sovrapposte. © Marta Fabris Raccontaci di te e di come ti sei avvicinata alla fotografia. Mi sono avvicinata alla fotografia nel periodo successivo al Covid, ma ho approfondito circa due anni fa, dopo che mi era stato chiesto di documentare un tratto del percorso Pride Run nella mia città. Ho trovato quell’esperienza così entusiasmante da decidere di studiare in modo regolare l’arte della fotografia. Da allora non mi sono più fermata e più arricchisco le mie conoscenze, più rimango affascinata dalla molteplicità di stili con cui ci si può esprimere. Ultimamente, pur rimanendo nella street , sono particolarmente attratta dall’aspetto creativo, perché permette di poter giocare con l’immaginario trasformando situa...

Fotografia e cinema - Mission (The mission)

Mission è un film del 1986 scritto da Robert Bolt e diretto da Roland Joffé Direttore della fotografia: Chris Menges Trama: sud America, 1750. I missionari gesuiti guidati da padre Gabriel (Jeremy Irons) proseguono nell’opera di evangelizzazione delle tribù indigene Guaranì, ostacolati nell’opera dal trafficante di schiavi Rodrigo Mendoza (Robert De Niro), dagli imperi di Spagna e Portogallo, nonché dalla stessa Chiesa cattolica. ©Goldcrest Films Breve excursus: l’opera qui trattata ha vinto il premio oscar per la fotografia, e la palma d'oro al 39º Festival di Cannes. Tuttavia è più nota per la stupenda colonna sonora, opera del maestro Ennio Morricone. Per gradire vi lascio il collegamento a una sua magistrale esecuzione , assieme all’Orchestra della Radio di Monaco (Münchner Rundfunkorchester).   LINK  ALLA GALLERIA DEI FOTOGRAMMI  Questo articolo è parte di una serie volta a riscoprire la fotografia nel cinema, se desiderate approfondire è presente un’introdu...