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Foto-disposofobia


In questo articolo parleremo di un disturbo che colpisce un gran numero di appassionati fotoamatori: la foto-disposofobia. Di che cosa si tratta? Probabilmente avrete sentito già parlare della disposofobia, denominata anche sindrome da accumulo compulsivo; un disturbo socio-psicologico che spinge a raccogliere, acquistare e accumulare oggetti. Questa mania può assumere vari aspetti e interferire in diverso modo su chi ne è colpito. Nei casi più gravi il soggetto sperpera il patrimonio in acquisti irrazionali e finisce per avere la casa invasa da cianfrusaglie di ogni sorta. 

Forse ora vi starete chiedendo cosa abbia a che vedere tutto ciò con la fotografia... 

E’ risaputo che alcuni fotografi del passato avevano comportamenti decisamente singolari. Vivian Maier, ad esempio, accumulava pile di giornali, scontrini e molte altre cose di scarsa o nulla utilità; Garry Winogrand e William Eugene Smith scattavano invece in un modo del tutto compulsivo, non sempre motivato da esigenze lavorative. Producevano infatti un numero di negativi ben superiore alle possibilità di archiviazione ed effettivo utilizzo per i loro progetti. Era un po’ come se nell’accumulare oggetti o foto volessero congelare per sempre ogni minimo istante dell’esistenza. 

Quelli appena citati erano casi al limite del patologico, mentre il disturbo di cui vogliamo parlare non è considerato degno di nota dalla scienza medica (per fortuna!). Tuttavia è causa di crisi socio-esistenziali, nonché principale responsabile di turbolente liti domestiche… sto parlando insomma della tendenza all’acquisto continuo di attrezzature fotografiche, della quale siamo vittime un po’ tutti noi hobbisti. Più o meno professionali, più o meno costose e dall’utilità non sempre dimostrabile; ma per diamine, alzi la mano chi non vorrebbe avere tutte le ottiche “Serie Pro” della propria marca preferita? Qualità costruttiva, prestazioni elevate e pesanti un chilo ciascuna... le porteremo sicuramente con noi nelle prossime vacanze! Ecco cos’è la foto-disposofobia. 

Una delle cause principali di questo fenomeno va cercata nello stile di vita consumistico, per il quale tutto ciò che è nuovo (o di marca) assume automaticamente una valenza positiva, e scatta il desiderio irrazionale di possederlo. 

Mi viene in mente una canzone di qualche anno fa: Stile, dei Power Francers. Il testo è un continuo richiamo all’accumulo di oggetti (vestiti in questo caso) che non ha mai fine, perché si ha sempre paura di non averne abbastanza. 

Per quanto riguarda le attrezzature fotografiche si deve poi tener conto della spinta fornita dall’innovazione tecnologica; appena acquistata una fotocamera, assistiamo con delusione all’uscita del nuovo modello più performante, senza considerare che l’apparecchio più infimo tra quelli attualmente sul mercato è decisamente più performante rispetto a quelli con cui furono scattate molte delle fotografie più famose.  

Alcuni, poco dopo l’acquisto della loro prima reflex/mirrorless, sentono già la necessità di acquistare un’ottica più performante rispetto a quella del kit; si sa, è “buia” e l’autofocus non è una scheggia... Se ci si pensa, le occasioni di risolvere ogni problema in ambito fotografico con un nuovo acquisto sono infinite. Chi compra ottiche più luminose per non dover scattare foto a iso elevati, cambierà poi corpo macchina per prenderne uno che gestisce meglio ombre e alte luci. E così via di seguito. Molti di questi problemi però li si può risolvere anche imparando meglio le tecniche di ripresa e fotoritocco, cosa che non sempre viene presa in considerazione. 

Sono incappato anch’io in situazioni del genere: ho acquistato delle attrezzature, realizzando solo in un secondo momento che non mi erano poi così necessarie. 

A dire il vero, alcuni appassionati sono più vulnerabili di altri all’accumulo di cianfrusaglie: i “generalisti”, che non praticano in maniera esclusiva un solo genere fotografico. Se lo specialista di paesaggi, ad esempio, si dedica in modo pressoché esclusivo al suo genere fotografico, il generalista invece non ha ancora trovato (o non intende trovare) il suo genere di riferimento. Li pratica un po’ tutti, correndo però il rischio comprare attrezzi non indispensabili. Praticamente il mio caso… 

Trattando di “attrezzi inutili”, quello che mi viene in mente per primo è il cavalletto. Per ogni appassionato arriva infatti il momento di comprare questo fantastico accessorio; dopo aver valutato attentamente le caratteristiche dei modelli e scelto il migliore possibile per il proprio budget, entrerà in possesso di un oggetto magico, dotato dello straordinario potere di rimanere quasi sempre a casa o nel bagagliaio dell’auto! Infatti, a meno che non si scattino frequentemente foto per le quali è indispensabile (notturni, macro in studio, paesaggistica di un certo “livello”), il cavalletto costituirà soltanto un peso in più da portare, che rovinerà l’escursione oppure sarà causa di litigi vari in famiglia. 

Ma come si può capire se abbiamo o meno bisogno di una certa attrezzatura? Come scrivevo sopra, alcune attrezzature sono specifiche per un certo genere fotografico e totalmente inutili per altri. Quando è così, evitare gli acquisti futili è piuttosto facile, a meno di non voler praticare tutti i generi possibili... 

La vera “trappola” invece è costituita dalla ricerca della massima qualità; si acquistano degli accessori con l’unico scopo di sostituire qualcosa di meno performante. Intendiamoci, non che la ricerca del “meglio” sia sbagliata in sé, ma bisogna capire che il più alto livello raggiungibile non è sempre necessario. Spesso un livello intermedio ci può soddisfare ugualmente; la qualità non deve essere fine a sé stessa! Per fare un esempio pratico, basti pensare alle automobili: solo pochi fortunati sono in possesso dei modelli migliori sul mercato, ma se il nostro obiettivo è unicamente quello di non dover andare a piedi, qualunque auto ci potrà soddisfare. 

Chi entra nel mondo dell’hobby fotografico è letteralmente traviato dalle recensioni degli altri fotografi, che bollano corpi macchina e obiettivi come non adatti a certi generi fotografici. L’errore commesso dal fotoamatore qui è preoccuparsi di dettagli che hanno realmente senso solo per il professionista, che fotografa per lavoro. E il povero appassionato, convinto di avere un’attrezzatura adatta solo per fare “foto ricordo”, non proverà neppure a fotografare, per esempio, un’auto in corsa o un uccello in volo. Gli argomenti di dissuasione più usati sono quelli della messa a fuoco non abbastanza rapida e della raffica troppo limitata. Eppure negli anni ‘70 i fotografi professionisti riuscivano a fotografare la Formula 1 e a fare documentaristica varia pur non avendo l’autofocus... 

Per capire di quale attrezzatura abbiamo realmente bisogno, è necessario conoscere i limiti di quella attualmente in nostro possesso; dovremo pertanto utilizzarla in tutte le condizioni possibili, per capire fin dove i risultati che otteniamo sono accettabili. Il criterio qui è meramente personale: un risultato accettabile per noi non deve necessariamente esserlo per qualcun altro. Se ci sembra di ottenere buoni risultati con quello che abbiamo, è inutile fare altri acquisti. Avendo scattato qualche foto che ci soddisfa con la nostra attrezzatura di base, può essere invece utile e interessante provare a ottenere risultati simili con qualcosa di tecnologicamente inferiore. Personalmente mi ha aiutato molto, dopo le prime foto notturne “serie” scattate con una mirrorless amatoriale, provare a scattare nelle stesse situazioni con una fotocamera più “scarsa” (una compatta o uno smartphone). In tal modo ho potuto valutare in che misura influivano sull’immagine sia la tecnologia utilizzata che l’esperienza personale accumulata. 

Come in molte cose nella vita, anche nella pratica dell’hobby fotografico si attraversano varie fasi, nelle quali la nostra attenzione viene focalizzata su punti diversi. Se da principianti è facile farsi prendere dalla smania per le attrezzature e la pura tecnologia, poi col tempo e con la pratica sopraggiunge una maggiore saggezza (si spera!) che farà ponderare meglio ogni acquisto.

Alla prossima!
Alessandro "Prof. BC" Agrati  @agratialessandro

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