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Carl Zeiss Jena Tessar 50mm F 2.8 - Recensione




QUALITA' COSTRUTTIVA

Questa versione del Carl Zeiss Jena Tessar 50 mm F 2.8 si distingue per essere solida. Il corpo principale è in metallo, come pure entrambe le ghiere, il portafiltri e l’innesto; le uniche parti in plastica sono la calotta interna del frontale e il selettore A/M (diaframma automatico-manuale, utilizzabile solo sulle reflex Praktica M42 per le quali era progettato). La ghiera di messa a fuoco è priva del consueto rivestimento in gomma (che sarebbe stato preferibile), presentando invece una sezione in rilievo zigrinata.
A seguito della prima impressione di robustezza, esaminandolo bene tuttavia emerge un assemblaggio non molto curato; la ghiera di messa a fuoco presenta un movimento anomalo, seguito da un lieve rumore. Anche gli altri meccanismi non sono dei più fluidi; comunque tutto funziona come dovrebbe.

ERGONOMIA

Nonostante sia realizzato quasi del tutto in metallo, il Carl Zeiss Jena Tessar 50mm F 2.8 è molto leggero. Anche le dimensioni sono contenute; pur se adattata su un corpo macchina digitale, quest'ottica risulta meno ingombrante di molti obiettivi contemporanei.
La ghiera dei diaframmi ruota in senso orario da F2.8 a F22, con passi da mezzo stop e scatti non troppo netti; quella di messa a fuoco invece compie un arco di circa 3/4 di giro, in senso orario, da infinito alla minima distanza di 35 centimetri. La suddetta ghiera, se da un lato consente di focheggiare con buona precisione, risulta però estremamente sottile; quando si è concentrati sul soggetto e la si vuole cercare velocemente con le dita, si finisce spesso per trovare quella dei diaframmi. Purtroppo questo difetto influisce notevolmente sull’esperienza di utilizzo, e per chi ha mani grandi si farà sentire ancor di più. Ulteriore aspetto da considerare riguarda la scarsa definizione dell’obiettivo, che causa un’ulteriore scomodità nel mettere a fuoco. 
Avendo una distanza di messa a fuoco minima piuttosto corta, l'obiettivo permette scatti ravvicinati a soggetti medio/piccoli, raggiungendo un rapporto d’ingrandimento vicino a 1:4. Risulta inoltre un potenziale candidato per l'utilizzo in macrofotografia tramite i tubi di prolunga, pur senza pretendere prestazioni fuori dall’ordinario.




LINK TEST QUALITA' OTTICA + DATI TECNICI


Nitidezza
In questo ambito il Tessar soffre per lo schema ottico datato. La nitidezza al centro è insufficiente a tutta apertura, l’immagine catturata inoltre è piuttosto soffusa. Ad F4 la situazione migliora di poco, mentre a F5.6 risulta sufficiente. Risultati discreti a F8/F11 che si attestano ad un livello più che sufficiente.
I bordi sono ancora peggio: a tutte le aperture il calo di definizione è ampio e ben visibile. Sono pessimi a F2.8, e per notare un minimo miglioramento bisogna chiudere almeno a F5.6. A F11 (il diaframma migliore) il risultato ai bordi è definibile solo come quasi sufficiente.
A tutta apertura l’obiettivo è utilizzabile unicamente se bisogna isolare un soggetto dallo sfondo. Le prestazioni sono migliori in macrofotografia (con i tubi di prolunga), dove le prestazioni risultano sufficienti.
Il contrasto risulta di basso livello a F2.8, medio/basso a F4 e medio altrove.
In generale la prestazione in questo campo è deludente, come accennato nel capitolo ergonomia si fa addirittura fatica a mettere a fuoco causa la scarsa definizione. Il giudizio si posiziona tra l’insufficiente e il pessimo.

Aberrazioni cromatiche
Laterali: Quasi nulle a tutta apertura, scompaiono del tutto a F8.
Longitudinali: Quasi nulle a tutte le focali.
Un ottimo risultato, in quanto le aberrazioni non sono mai un problema nemmeno nelle situazioni più estreme, dove al massimo lasciano qualche piccola traccia.

Bokeh
Lo sfocato è per forza limitato dalla luminosità non eccelsa. Fin che si tratta di soggetti vicini, l’obiettivo se la cava egregiamente, ma dalle medie distanze il compito diventa più difficile, anche se viene mantenuto uno sfocato piacevole. A disturbare leggermente sono solo i contorni dei soggetti fuori fuoco, che appaiono marcati. Alle lunghe distanze i risultati sono prevedibili, non ci si può aspettare miracoli.
I punti luce a tutta apertura sono grandi e perfettamente circolari al centro, mentre diventano ellittici ai bordi, mostrano il tipico effetto “occhi di gatto”; rimangono comunque piacevoli nell’insieme. Avvicinandosi molto al soggetto, con le giuste condizioni si ottengono effetti quasi artistici. A F 4 mantengono una buona dimensione, ma assumono una forma pentagonale per via dell’esiguo numero di lamelle; si nota inoltre una fastidiosa dentellatura che guasta l’insieme. Chiudendo ancora il diaframma i punti luce diventano piccoli, scompare la dentellatura ma rimane la forma pentagonale.
Possiamo definire la prestazione in questo campo come più che sufficiente.
 
Coma
A tutta apertura vi sono delle deformazioni mediamente pronunciate, che rimangono invariate ad F4. A F5.6 si riducono molto, ma sono ancora rilevanti; purtroppo nemmeno ad F8 scompaiono del tutto, un aspetto negativo.
 
Distorsione
Quasi nulla, tendenzialmente di forma a barile. Irrilevante per qualunque genere praticato.

Flare
Considerato il progetto antiquato ci aspettavamo risultati peggiori, invece il trattamento antiriflesso di questa versione del Tessar resiste almeno parzialmente. Gli artefatti sono piccoli e appaiono solo in certe situazioni, sono presenti invece dei riflessi interni multicolore. Un problema più serio è costituito dalle velature, che compaiono nei pressi delle fonti di luce intensa; sono invasive e coprono la maggior parte dell'immagine, intaccando il contrasto. Chiudendo il diaframma si conserva un po' di contrasto ma la foto resta comunque compromessa. Talvolta con fonti di luce laterali a diaframmi chiusi possono comparire fasci di luce variopinti.
Per riassumere, consideriamo la prestazione quasi sufficiente.

Focus breathing
L’obiettivo presenta una forte variazione di focale durante la messa a fuoco; consideratelo se intendete utilizzarlo per fare riprese video.
 
Sunstars
Vengono prodotti dieci raggi di ottima dimensione, ma non essendo definiti risultano di scarso valore estetico.
 
Vignettatura
Medio/bassa a tutta apertura, bassa ad F4, quasi nulla a F5.6, successivamente scompare.

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CONCLUSIONI

Il Carl Zeiss Jena Tessar F 2.8 non è certo il candidato ideale per la fotografia paesaggistica, dal momento che risolve pochi dettagli. Si riscatta parzialmente nell’ambito macro e quando bisogna far risaltare il soggetto, come nei ritratti. In quest'ultimo genere, dove si utilizzano ottiche ultra luminose, il vecchio Tessar dice ancora la sua nonostante un umile F2.8, a patto di accettare una definizione non eccelsa. Due aspetti positivi sono le aberrazioni cromatiche contenute e la distorsione quasi nulla, tuttavia non si possono trascurare la nitidezza scarsa e l’esperienza di utilizzo rivedibile, per non parlare della coma che mai scompare.
In generale non lo consigliamo: può essere interessante per appassionati di storia della fotografia, magari desiderosi di sperimentare con lo sfocato spendendo poco. Tuttavia perde il confronto con diversi obiettivi vintage, non parliamo di quelli moderni. In un’epoca di altissime definizioni, il peso dell’età si fa sentire, e non può che farlo rimanere indietro.
 
PRO:
- aberrazioni cromatiche contenute
- messa a fuoco ravvicinata
- distorsione quasi nulla
- punti luce attraenti alla massima apertura

CONTRO:
- nitidezza molto scarsa
- esperienza di utilizzo ghiere negativa
- assemblaggio migliorabile

GIUDIZIO

Qualità costruttiva:      
Ergonomia:                    
Ottica:                            


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Commenti

  1. Forse i vecchi tessar, assemblati con più cura, danno risultati migliori.

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