Questa volta
parleremo delle fotocamere a pellicola: sono oggetti affascinanti che
possono presentare notevoli differenze l’uno dall’altro. Data la
vastità dell’argomento sarà difficile essere esaustivi in un solo
articolo; tuttavia questo potrebbe essere il punto di partenza per
approfondire le vostre conoscenze. Dovremo farci un minimo di cultura
prima di comprare la fotocamera, per conoscerne tutte le
caratteristiche e le problematiche relative all’uso.
Pur limitando il
campo ai soli modelli per pellicole 35mm e 120, il numero di
fotocamere tra le quali potremo scegliere è praticamente infinito!
Per questo ho raggruppato gli apparecchi per categorie, in base alle
loro peculiarità. La suddivisione è un po’ arbitraria, perchè
alcuni modelli potrebbero ricadere in più gruppi, ma nella maggior
parte dei casi sarà facile individuare una determinata tipologia.
Indipendentemente dalla categoria, nello scegliere la fotocamera
bisogna considerare anche il formato d’immagine utilizzato; a tal
proposito possiamo dire che, se gli apparecchi per pellicole 120
utilizzano una certo numero di formati differenti (alcuni permettono
anche di scegliere tra più formati), le fotocamere 35mm utilizzano
quasi sempre il fotogramma standard da 36x24mm. Fanno eccezione
alcuni modelli denominati “mezzoformato”, che utilizzano un
fotogramma da 24x18mm, permettendo un numero doppio di esposizioni,
arrivando a un massimo di 72 utilizzando una pellicola 35mm da 36
pose.
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Ferrania Eura: con tempo di scatto fisso e due diaframmi selezionabili, è una classica macchina "giocattolo". |
Fotocamere "giocattolo": sono macchine molto semplici, realizzate
prevalentemente in plastica. Non permettono che poche regolazioni di
tempi e/o diaframmi, oppure proprio nessuna; l’esposizione si fa
scegliendo la sensibilità della pellicola da caricare e scattando
quando le condizioni sono adatte. La messa a fuoco può essere a
stima oppure fissa; in quest’ultimo caso avremo foto nitide solo
con il soggetto entro determinate distanze. L’inquadratura avviene
in genere tramite il mirino galileiano. La qualità delle foto
varia da bassa a discreta, perché spesso gli obiettivi soffrono di
scarsa nitidezza e difetti vari. L’otturatore è davvero semplice,
e permette in quasi tutti i modelli di scattare più volte sullo
stesso fotogramma, realizzando esposizioni multiple.
Queste fotocamere
sono ricercate dagli appassionati di “fotografia artistica” o
lomografia, che utilizzano proprio i difetti ottici per dare
un’impronta caratteristica alle foto. Tra i modelli più noti
citiamo la difettosissima Holga, che usa pellicole da 120 per
fare foto decisamente riconoscibili.
Fotocamere a
soffietto: macchine decisamente vintage, hanno otturatore e
obiettivo montati su un soffietto; questo può essere ritratto,
compattando la fotocamera per trasportarla, o esteso per metterla in
posizione di lavoro. Questi apparecchi possono dare buoni risultati,
a patto di impararne l’uso: l’otturatore è indipendente
dall’avanzamento della pellicola e va quindi caricato prima di
scattare, agendo su una levetta. In certi modelli il tempo di
esposizione può essere variato solo prima o dopo aver caricato il
meccanismo. Le macchine a soffietto hanno ottiche di qualità e
permettono di regolare l’esposizione scegliendo tra un buon numero
di tempi e diaframmi. La messa a fuoco solitamente è a stima e
l’inquadratura avviene con mirini di vario tipo (a cornice,
periscopici o galileiani); non mancano però modelli dotati di messa
a fuoco a telemetro.
Il punto debole di
queste fotocamere è il soffietto, che con l’uso tende a rovinarsi
e a far entrare la luce. Riparare i fori è abbastanza semplice, ma
non è facile accorgersi della loro presenza, se non dopo aver fatto
delle foto. Per evitare quindi sorprese è bene acquistarne una che
sia già stata testata. Un modello facilmente reperibile in buono
stato è l’Agfa Isolette, con formato 6x6 su pellicole da
120.
Fotocamere a
mirino galileiano: sono tutte quelle fotocamere prive di
soffietto che consentono la regolazione di tempi e diaframmi, ma non
dispongono di alcun ausilio nella messa a fuoco. L’inquadratura
avviene tramite il mirino ottico detto “galileiano”: un
cannocchiale in cui si vede approssimativamente il campo inquadrato
dall’obiettivo; essendo posizionato sopra e/o a sinistra rispetto
all’obiettivo, porta a un problema di parallasse, che si può
notare fotografando a corta distanza: il campo effettivamente
inquadrato sarà un po’ spostato rispetto a quanto vediamo nel
mirino. E’ bene tenerne conto soprattutto nei ritratti, lasciando
un po’ di spazio sopra e/o a sinistra del soggetto, altrimenti si
rischia di tagliare l’immagine in malo modo. In questa categoria vi
sono anche modelli dotati di esposimetro e di automatismi. Il
funzionamento dell’otturatore varia da un modello all’altro: in
alcuni si ricarica tramite l’avanzamento della pellicola e previene
le esposizioni multiple, in altri l’avanzamento è indipendente dal
meccanismo di scatto. Citiamo la Rollei 35, una delle macchine
35mm più piccole mai prodotte, e la Smena 8M, una fotocamera
russa famosa fra gli appassionati delle esposizioni multiple.
La Zorki modello "1" è una macchina a telemetro a ottiche intercambiabili. Qui con grandangolo e mirino ausiliario. |
Fotocamere a
telemetro: questi apparecchi aggiungono alle caratteristiche già
viste in quelli a mirino galileiano un sistema di messa a fuoco
tramite telemetro: un congegno ottico proietta un’immagine
secondaria, sovrapposta a quella visibile nell’oculare. Se il
soggetto non è a fuoco, le immagini appaiono disallineate, e dovremo
ruotare la ghiera dell’obiettivo affinché combacino. Questo tipo
di telemetro è detto accoppiato, poiché azionato tramite la
ghiera di messa a fuoco dell’ottica; in alcune macchine troviamo
invece quello non accoppiato: tramite un regolatore a parte si
collima il dispositivo, trovando poi sulla scala metrica dello stesso
la distanza a cui mettere a fuoco l'obiettivo. Il telemetro può
avere un oculare separato, tuttavia in molti apparecchi si utilizza
direttamente quello del mirino. Molte fotocamere a telemetro sono a
ottiche intercambiabili, ma risentono di alcune limitazioni: il
mirino non copre tutte le focali, e dovremo ricorrere a visori
addizionali per inquadrare; i teleobiettivi usabili non sono molto
potenti, perché con il telemetro è difficile mettere a fuoco le
focali lunghe. Le macchine più evolute hanno l’esposimetro, e nel
mirino mostrano una o più cornici mobili per indicare il campo delle
varie focali e correggere l’errore di parallasse. Le più famose
sono senza dubbio le Leica, fotocamere 35mm così leggendarie
da aver avuto numerose imitazioni giapponesi (come le ottime Canon)
o russe (le FED o le Zorki, meno affidabili ma più
economiche). Tra i modelli che usano pellicola da 120, citiamo la
Fuji GW690, una compattona formato 6x9.
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Gli apparecchi reflex possono usufruire di un vasto assortimento di ottiche. |
Reflex: note anche con l’acronimo SLR (single lens reflex), queste macchine hanno uno specchio inclinato a 45° frapposto tra obiettivo e otturatore, che riflette al mirino l’immagine vista dall’ottica. Lo specchio si solleva al momento dello scatto, permettendo così l’esposizione. Grazie a questo sistema potremo inquadrare e mettere a fuoco con la massima precisione. La messa a fuoco si fa a vista, osservando quanto nitida appare l’immagine; sono molte però le macchine che nel mirino inseriscono qualche tipo di aiuto per una maggiore precisione. Sono quasi tutte a ottica intercambiabile, con un vasto assortimento di obiettivi in grado di soddisfare ogni esigenza. Dalla fine degli anni ‘70 queste macchine hanno visto l’introduzione progressiva di vari automatismi: esposizione, avanzamento della pellicola e autofocus. Purtroppo all’evolversi della tecnologia è corrisposto in genere un peggioramento dei materiali e dell’affidabilità: gli apparecchi degli anni ‘90 hanno un’elettronica sofisticata ma soggetta puntualmente a guasti che li mettono fuori uso.
In questa categoria
i modelli per il 35mm sono innumerevoli; alcune pietre miliari sono
la Nikon FM, totalmente meccanica e indistruttibile, la
compattissima Olympus OM1 e la Canon AE1, una delle
prime reflex dotate di automatismi elettronici. I modelli per
pellicole da 120 sono meno numerosi ma altrettanto famosi, come la
Hasselblad e le sue imitazioni giapponesi (Mamiya e
Zenza): modelli professionali a sistema modulare, che
consentono di aggiungere e rimuovere vari componenti e accessori,
oltre a poter utilizzare più formati d’immagine.
Reflex biottiche:
chiamate anche TLR (twin lens reflex), hanno due
obiettivi con ghiere di messa a fuoco accoppiate. Soltanto uno di
questi viene utilizzato per la ripresa; l’altro, tramite uno
specchio, trasmette l’immagine al mirino. Quest’ultimo è sempre
a pozzetto: uno schermo situato nella parte superiore
dell’apparecchio, in cui vedremo solitamente l’immagine coi lati
invertiti. Terremo la macchina all’altezza del bacino e guarderemo
nel mirino dall’alto. Il pozzetto è schermato da un paraluce, per
migliorarne la visibilità, e per aiutarci nella messa a fuoco molti
modelli includono una lente d’ingrandimento. Il vantaggio delle
biottiche rispetto alle più diffuse SLR è la totale assenza di
vibrazioni durante lo scatto; nelle SLR infatti il movimento dello
specchio può causare immagini mosse anche con tempi di esposizione
non lentissimi. Il rumore dello scatto poi è piuttosto forte, mentre
nelle TLR è impercettibile. Per questo tali macchine sono ottime per
foto “rubate”, dove il soggetto non deve accorgersi di essere
ripreso.
Vi sono però alcuni
svantaggi: il caricamento della pellicola è poco intuitivo, e il
mirino a pozzetto non è adatto a soggetti veloci, tant’è che
molte TLR sono dotate anche di un “mirino sportivo” (molto
approssimativo) a cornice. Dovremo poi tener conto del parallasse,
minimo ma sempre presente. Le biottiche sono quasi tutte macchine
compatte che utilizzano pellicola 120 col formato 6x6. Fra quelle più
famose ricordiamo le leggendarie Rolleiflex, utilizzate da
fotografi come Helmut Newton e Vivian Maier. La russa Lubitel
è un modello meno pregiato che consente le doppie esposizioni e si
trova facilmente a buon mercato.
Compatta Canon a funzionamento totalmente automatico. |
Compatte autofocus: sono apparecchi dotati di ogni sorta di automatismo, comparsi verso la fine degli anni’80. La caratteristica più saliente è la messa a fuoco automatica: premendo il pulsante di scatto a mezza corsa, la macchina mette a fuoco il soggetto e, in genere, regola anche l’esposizione. Il mirino, di tipo galileiano, ci mostrerà la distanza di messa a fuoco (tramite dei simboli) e se le condizioni di luce non consentono una corretta esposizione. L’avanzamento della pellicola è motorizzato. Queste fotocamere si possono trovare a buon mercato, ma sono le meno indicate per la sperimentazione, perché in genere non permettono alcuna regolazione manuale. L’unica cosa che si può fare è provare i diversi tipi di pellicola, ma bisogna fare attenzione a non incappare in un esemplare difettoso, che potrebbe rovinarci l’intero rullino. Sono prevalentemente apparecchi per il 35mm, dotati di ottiche a focale fissa oppure zoom motorizzati. Vogliamo però citare la Fujifilm ga645, un modello interessante per pellicola 120, che fa foto in formato 6x4,5 e consente i controlli manuali dell’esposizione.
Avendo passato in
rassegna le varie tipologie di fotocamera, non resta che scegliere
uno o più modelli che fanno al caso nostro. Difficilmente troveremo
apparecchi a pellicola nei negozi di fotografia, poiché questi
trattano prevalentemente attrezzature digitali. Vi sono delle
eccezioni: nelle grandi città si trovano dei negozi specializzati in
vecchie fotocamere; acquistare qui presenta il vantaggio di avere più
garanzie, soprattutto per i modelli di particolare pregio. Questi
negozi però hanno prezzi generalmente alti e non sono presenti
ovunque. E’ molto più facile imbattersi in qualche mercatino di
antiquariato; qui potremo trovare vecchie fotocamere e accessori, ma
dovremo fare attenzione alle loro condizioni. Se vediamo bancarelle
specializzate in fotocamere, meglio acquistare da queste piuttosto
che da quelle dove vediamo oggetti vari alla rinfusa. Un altro canale
importante per l’acquisto è internet, dove c’è il maggiore
assortimento di modelli; qui sarà utile esaminare la reputazione del
venditore e leggere attentamente la descrizione dell’oggetto per
evitare sorprese. Se abbiamo già in casa una vecchia fotocamera,
dovremo documentarci sulle sue caratteristiche per vedere se fa al
caso nostro. Comprando su internet, sarebbe ideale acquistarla da un
venditore che l’abbia revisionata completamente; in un mercatino
invece dovremo esaminarla bene e provarne il meccanismo. Se siamo
alla prima esperienza con la pellicola, meglio partire con fotocamere
meno datate: i modelli fino agli anni ‘60 infatti possono
presentare un utilizzo poco intuitivo. Per gli esperimenti che
faremo, l’ideale è una macchina che consenta un po’ di
regolazioni manuali e di fare le esposizioni multiple. Sebbene
esistano apparecchi che permettono entrambe le cose, potrebbe avere
senso acquistarne più di uno, a patto di optare per modelli con
sostanziali differenze tra loro.
Spero di essere
stato chiaro ed esaustivo, vi esorto a documentarvi e approfondire
l’argomento dando un’occhiata all’elenco dei nostri siti internet preferiti. Come sempre, se avete dubbi, non esitate a
scrivermi.
A presto!
Alessandro "Prof. BC" Agrati @agratialessandro
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