Passa ai contenuti principali

Nostalgia analogica



Eccoci finalmente al primo articolo di questa nuova rubrica. Vorrei inaugurarla parlando delle mie esperienze nell’ambito di quella che ora è nota come “fotografia analogica”; meno di due decenni fa era chiamata semplicemente “fotografia”, mentre ad aver bisogno dell’aggettivo era la fotografia digitale.
A farmi riprendere in mano la pellicola dopo tanti anni è stata la scoperta che un nutrito gruppo di appassionati scatta ancora con questo sistema. Riunitisi attorno ad alcuni siti internet, pubblicano regolarmente i loro scatti, scrivono articoli e danno consigli a chi vuole cominciare. Dopo aver visto i loro lavori ed essermi un po’ documentato sono passato all’azione, complice il fatto di avere a disposizione la vecchia reflex di famiglia e alcune pellicole scadute da anni.
I primi esperimenti non hanno portato a nulla di particolare, ma ho riprovato con piacere un’emozione da tempo dimenticata: l’attesa trepidante dello sviluppo per avere sottomano i risultati! 
Ma la magia della pellicola non sta solo in emozioni come questa, o nel fascino delle fotocamere vintage, sul quale sembrano insistere molti pubblicitari; la pratica di questa fotografia, spingendoci a superare i limiti che essa sembra imporre, può insegnarci che davvero l’artefice della foto è sempre il fotografo. 
Questo articolo costituisce il punto di partenza di un breve viaggio che faremo nel campo dell’analogico. Inizieremo trattando delle differenze tra questo tipo di fotografia e quella digitale, proseguendo poi con l’esaminare le caratteristiche delle pellicole, quelle delle fotocamere e giungendo infine a parlare degli esperimenti fotografici veri e propri. Apprenderemo dell’esistenza di abilità poco considerate nella fotografia attuale, ma che potranno aiutarci ad affrontare situazioni apparentemente irrisolvibili...ma andiamo con ordine. Tra coloro che stanno leggendo, molti dei più giovani non avranno mai avuto a che fare con la pellicola, pertanto è necessario spiegare cosa comporta fotografare in questo modo; quali sono quindi le principali differenze tra il digitale e l’analogico?

Qualità: confrontati con la pellicola 35mm (fotogramma 36x24mm), i sensori digitali riescono a ottenere immagini più dettagliate pur avendo dimensioni relativamente più piccole. Per poter competere alla pari, bisogna utilizzare i formati di pellicola più grandi, ma in linea di massima non ha senso cimentarsi nell’analogico se l’obiettivo è la ricerca del massimo dettaglio.

Immediatezza: se il digitale sembra fatto apposta per avere immagini pronte da condividere, nell’analogico dovremo prima terminare il rullino, svilupparlo (o farlo sviluppare) e poi digitalizzare l’immagine. Non sarà facile diventare campione di pubblicazione su Instagram, ma qualcuno ci prova…

Numero di scatti: nel digitale raramente costituirà un limite, vista la grande capacità delle schede di memoria. Oltretutto potremo cancellare le foto che non ci piacciono o che sono venute male. Nell’analogico invece ci troveremo sempre a pensare se valga la pena di scattare o meno, e i nostri errori resteranno impressi in modo indelebile sulla pellicola.

Esposizione: le fotocamere digitali sono tutte dotate di esposimetro, perfino le più scarse; le fotocamere analogiche non sempre ce l’hanno, ma con la pellicola è possibile fare foto valutando le condizioni di luce a stima.

Messa a fuoco: nell’ambito del digitale è molto diffuso l’autofocus, ma anche volendo mettere a fuoco in modalità manuale, avremo qualche tipo di aiuto da parte della fotocamera (immagine ingrandita, focus peaking). In diverse analogiche vi è qualche tipo di aiuto nella messa a fuoco, ma ve ne sono anche moltissime in cui dovremo stimare a occhio la distanza del soggetto.

Inquadratura: in tutte le fotocamere digitali, tranne per qualche modello eccentrico, è possibile visualizzare sul display esattamente l’immagine inquadrata dall’obiettivo; sulle fotocamere analogiche il mirino sarà l’unico riferimento, e la sua precisione varierà a seconda della tipologia di fotocamera usata.

Post-produzione: nell’analogico avviene attraverso lo sviluppo della pellicola con gli opportuni agenti chimici. Il vero appassionato non esita a dotarsi di camera oscura per sviluppare in proprio, sfruttando al massimo le potenzialità delle pellicole. Sebbene esistano camere oscure per tutti gli spazi e le tasche, avere un locale apposito nella propria abitazione sarebbe l’ideale. Altrimenti dovremo rinunciare allo sviluppo (come fa il sottoscritto) e cercare di esporre al meglio in fase di scatto.

Foto artistiche
: molte fotocamere analogiche consentono di scattare più volte sullo stesso fotogramma, ottenendo direttamente in camera immagini che, nel digitale, vengono realizzate combinando le foto tramite software. Il risultato finale è piuttosto imprevedibile, ma può dar vita a immagini molto forti.

Esaminando queste differenze, è facile comprendere i motivi per cui il digitale ha soppiantato la pellicola in poco tempo: si possono scattare più foto, la qualità delle immagini è migliore e le si possono condividere facilmente in rete. Il risultato finale nell’analogico ha sempre qualcosa di aleatorio e, sia per chi lavora come fotografo che per chi vuole semplicemente mostrare le foto delle vacanze, il digitale risulta enormemente più pratico.
Tuttavia se cerchiamo nelle immagini non tanto la perfezione e l’immediatezza, bensì il gusto di realizzarle compiendo qualche sforzo, ci sentiremo più soddisfatti per poche immagini imperfette che per le centinaia che possiamo scattare con la fotocamera digitale.
Proseguendo questo ragionamento vorrei chiarire che, a mio parere, non ha alcun senso cimentarsi nella fotografia a pellicola seguendo lo stesso approccio che abbiamo per la digitale. E’ molto meglio diversificare, fare con una il contrario di quello che si fa con l’altra: se col digitale cerchiamo massima fedeltà di colori, con la pellicola cerchiamo di stravolgerli usando rullini scaduti o fotocamere giocattolo con l’obiettivo in plastica; se siamo abituati a utilizzare una macchina digitale (o il cellulare) in modalità automatica, procuriamocene una a pellicola dove sia possibile regolare manualmente i tempi e i diaframmi e impariamo a usarla. 
Con questo giungiamo al termine della prima puntata dedicata al mondo analogico. Nel prossimo articolo vedremo quali pellicole sono ancora reperibili sul mercato ed esamineremo alcune loro peculiarità.

A presto!
Alessandro "Prof. BC" Agrati  @agratialessandro

>> Link a tutti gli esperimenti <<


Commenti

Gli articoli più letti

Vintage Digitale – Olympus XZ-1

In questo episodio parliamo della Olympus XZ-1, una compatta del 2011. Fa parte della nota serie “XZ”, ovvero le compatte premium (a dimensioni contenute) della casa. Questo articolo fa parte di un progetto volto a riscoprire la fotografia CCD, se desiderate approfondire è presente  un’introduzione  esplicativa.    SCHEDA TECNICA: Sensore: 1/1.63” CCD (8.07 x 5.56 mm) Megapixel: 10 (3648x2736 pixel) Formato immagine: 4:3 Escursione focale: 28–112 mm (equivalente 35mm) Apertura massima: F 1.8-2.5 Stabilizzazione ottica: Sì Tempi di scatto: 60 S - 1/1200 S Gamma ISO: 100-6400 Presenza controlli PASM: Sì Formato RAW: Sì Distanza minima messa a fuoco: 1 cm Dimensioni schermo: 3 pollici Risoluzione schermo: 614.000 dots Schede di memoria compatibili: SD/SDHC/SDXC Dimensioni: 111 x 65 x 42 mm Peso: 275 g Batterie: al litio L’esperimento di questa puntata si concentra su di una compatta premium, con un sensore più grande della media per le fotocamere dell...

Fotografia e cinema - Heat - La sfida (Heat)

Heat – La Sfida (Heat) è un film del 1995 scritto e diretto da Michael Mann . Direttore della fotografia: Dante Spinotti La trama vede contrapporsi le forze della legge, capitanate dal tenente Vincent Hanna (Al Pacino), e i rapinatori coordinati da Neil McCauley (Robert De Niro). Il sottofondo è quello di una Los Angeles fosca e buia come la notte. ©Regency Enterprises, Foward Pass, Warner Bros LINK ALLA GALLERIA DEI FOTOGRAMMI  Questo articolo è parte di una serie volta a riscoprire la fotografia nel cinema, se desiderate approfondire è presente un’introduzione esplicativa.   ©Regency Enterprises, Foward Pass, Warner Bros La scena del crimine: si nota come i protagonisti siano posizionati su diversi livelli, per aggiungere dinamismo. Il protagonista sembra quasi passare in secondo piano, nascosto dall’ombra e dal vestito scuro, tuttavia il volto emerge nettamente dall’oscurità. Una grossa colonna in cemento armato, alle sue spalle, ne sottolinea l’importanza. N...

Reto Ultra Wide & Slim - Recensione

La Reto Ultra Wide & Slim è una toy camera per pellicola 35mm (formato 36x24) prodotta dall’azienda Sunpet Industries Limited di Hong Kong. Col marchio Reto è stata prodotta a partire dal 2022 e dovrebbe, per quanto ne sappiamo, essere ancora in produzione. Si tratta ad ogni modo di una macchina già apparsa sul mercato negli anni ‘90 come Vivitar Ultra Wide & Slim e, negli anni 2000, sotto altri marchi meno conosciuti.    DATI TECNICI  Tipo: toy camera 35mm (36x24) Peso: gr. 69 Misure: 100x59x28 mm Gamma tempi: 1/125 Aperture: F 11  Lunghezza focale: 22mm Flash integrato: no     QUALITA' COSTRUTTIVA  La fotocamera protagonista di questo articolo è una vera e propria macchina giocattolo, realizzata totalmente in plastica se si esclude il meccanismo dell’otturatore. Anche l’obiettivo è composto da due lenti in plastica. In generale la qualità del materiale è scarsa, certe parti, come la manovella di riavvolgimento, appaiono particolarmente f...