Analogic World è una pagina Instagram dedicata alla fotografia analogica, creata da Alexandra Gamberale e Camilla Calcatelli, per raccontare i loro esperimenti in questo campo. Dopo aver conosciuto e apprezzato il loro progetto, abbiamo deciso di intervistarle per farci raccontare i loro punti di vista.
C’è un genere fotografico che preferite? Quali sono i vostri autori di riferimento?
Parlateci del vostro progetto, Analogic World: da cosa è ispirato?
Utilizzare fotocamere vintage spesso porta anche alla creazione di un legame particolare tra il fotografo e il proprio strumento; nel vostro caso, avete delle fotocamere verso le quali nutrite questo tipo di sentimento?
Le vostre fotografie sono attualmente esposte in qualche mostra o lo sono state di recente?
Ancora non ci siamo lanciate nei concorsi e nel mondo delle mostre, se non da fruitrici, ma non escludiamo che possa essere un obiettivo per il futuro.
Quali obiettivi avete in mente per il futuro? C’è qualche novità in arrivo sulla vostra pagina?
L’idea che ci ispira di più al momento è quella di cominciare a creare delle nostre fanzine monotematiche per iniziare, come fanno oggi molti fotografi amatoriali o professionisti, per dare una concretezza a tanti side project che portiamo avanti e vedere le nostre foto stampate in mano ad altri. Chissà poi se, un giorno, un progetto più a lungo termine non veda la luce come libro. Nel frattempo, continueremo con i nostri post e i nostri video, sia su Instagram che su YouTube, per raccontare il nostro viaggio nel mondo analogico. Siamo molto contente di una collaborazione con Lomography, che ci ha dato la possibilità di sperimentare con alcune delle loro pellicole più particolari, nel prossimo futuro condivideremo tutto sui vari canali come sempre. Se non si fosse notato dal nostro calendario dell’avvento analogico, testare le pellicole ci piace tantissimo e pensiamo anche che sia fondamentale per capire quale sia quella che ci rispecchia di più in un determinato momento o per un determinato progetto.
Qual è il vostro rapporto con i social network? Li trovate efficaci per diffondere il vostro progetto?
Usare un mezzo digitale per condividere delle foto a pellicola può sembrare un paradosso ma ad oggi la pellicola è più contemporanea di quanto si pensi. La condivisione sui social, rendendola più fruibile rispetto agli album di famiglia, contribuisce secondo noi a questa contemporaneità. Inoltre è un mezzo per conoscere persone, fotografi di ogni livello. Ci è capitato inizialmente di interagire con ragazzi che ci chiedevano consigli su come avvicinarsi alla pellicola, ed è stato un bello scambio. Infatti, speriamo che in futuro ci sia sempre più interazione per creare connessioni con chi condivide la nostra stessa passione.
Ringraziamo Alexandra e Camilla per averci concesso l’intervista, se avete apprezzato le loro avventure nel mondo della fotografia analogica vi invitiamo a seguirle tramite i loro profili social.
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©Analogic World |
Raccontateci di voi e di come vi siete avvicinate alla fotografia.
Ci siamo avvicinate alla fotografia partendo da due punti diversi: mentre io (Camilla) ho iniziato montando l'obiettivo analogico di mio padre su una macchina digitale ed ho inizialmente sempre scattato in digitale (tutte prove con gli amici e ad eventi come lauree, feste o gare sportive), Alex ha iniziato grazie alla macchina fotografica analogica di suo nonno, una Minolta srt100x con cui ha immortalato i momenti più iconici con i suoi amici e i suoi viaggi. Quando ci siamo conosciute poi Alex ha contagiato me con la sua passione per l’analogico; pochi mesi dopo avevo venduto la digitale ed iniziato a scattare esclusivamente a pellicola. Abbiamo incominciato a studiare insieme per imparare lo sviluppo, e stiamo ancora continuando a studiare per migliorare, da poco ci siamo avvicinate alla stampa in camera oscura. Per entrambe è una passione che ha preso sempre più spazio; nonostante non sia il nostro lavoro principale, è diventato un mezzo espressivo imprescindibile.
C’è un genere fotografico che preferite? Quali sono i vostri autori di riferimento?
Ci piace spaziare tra i vari generi. Negli ultimi tempi, la fotografia di paesaggi e luoghi abbandonati ha preso sempre più spazio, ma anche la fotografia notturna urbana per Alex. Inizialmente ho consumato un sacco di immagini di street photographers più o meno contemporanei, ma non ho mai disdegnato la ritrattistica e le foto in studio; Avedon è il primo a venirmi in mente a tal riguardo. Fotografare intenzionalmente dei luoghi che raccontino il passaggio umano è, in ogni caso, una scelta che è arrivata con la pellicola. Più che generi o autori ci sono forse dei libri di riferimento. Quello che indubbiamente mette d’accordo entrambe è CAPE LIGHT di Meyerowitz, il quale però non ha niente a che vedere con la street photography cara all’autore, ma con il lento ragionare del grande formato. Ultimamente anche Kodachrome di Ghirri e le foto di Fontana, di cui abbiamo visto da poco una retrospettiva, così come Common Places di Stephen Shore, sono libri che apriamo molto spesso.
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©Analogic World |
Parlateci del vostro progetto, Analogic World: da cosa è ispirato?
Il progetto è nato con l’idea di avere una libreria personale che raccontasse il nostro percorso e la nostra progressione nella fotografia a pellicola. Un modo facile e veloce per riguardare le vecchie foto e apprendere dai nostri errori; imparare a guardare con criticità le proprie foto è fondamentale per migliorare. Ovviamente c’è anche un lato affettivo, quello legato al ricordo; come avviene con la fotografia in generale (non solo per quella a pellicola), è un modo per prendere consapevolezza di ciò che si è vissuto, con la giusta latenza, oltre che per vivere il momento nel tempo presente.
Utilizzare fotocamere vintage spesso porta anche alla creazione di un legame particolare tra il fotografo e il proprio strumento; nel vostro caso, avete delle fotocamere verso le quali nutrite questo tipo di sentimento?
Alex non ha dubbi, la Canon F1 old è ormai la sua camera di scelta in qualsiasi situazione, sia per l’affidabilità ineguagliabile, che per l’ampio parco ottiche che ha avuto modo di creare, usandola da più tempo rispetto alle altre macchine; poi è una reflex su cui si può usare anche il pozzetto, che è molto divertente. Vorrebbe anche citare la Rolleiflex del nonno, ma sono più le volte che si blocca che i rullini che riusciamo a scattarci.
Io invece ormai sono innamoratissima della mia Yashica Mat 124, la mia prima medio formato 6x6; trovo che scattare a pozzetto sia un’esperienza diversa dal classico mirino reflex, in un certo senso più immersiva. Non solo perché letteralmente arrivo con il naso dentro al pozzetto quando cerco di mettere a fuoco, ma perché il formato quadrato, obbligandomi a pensare e comporre in modo diverso, mi rallenta e costringe a ragionare ancora di più; inutile dire che in ogni rullo ci sono un terzo delle foto rispetto al 35mm, quindi per forza ci si riflette di più.
Io invece ormai sono innamoratissima della mia Yashica Mat 124, la mia prima medio formato 6x6; trovo che scattare a pozzetto sia un’esperienza diversa dal classico mirino reflex, in un certo senso più immersiva. Non solo perché letteralmente arrivo con il naso dentro al pozzetto quando cerco di mettere a fuoco, ma perché il formato quadrato, obbligandomi a pensare e comporre in modo diverso, mi rallenta e costringe a ragionare ancora di più; inutile dire che in ogni rullo ci sono un terzo delle foto rispetto al 35mm, quindi per forza ci si riflette di più.
Nella maggior parte delle vostre foto vi è la presenza di elementi umani, anche quando si tratta di paesaggi naturali. Qual è la vostra visione sull’integrazione tra uomo e ambiente?
Possiamo dire che, inizialmente, non sia stata una cosa intenzionale; solo dopo aver scattato per un po’ di tempo ci siamo accorte che i nostri soggetti stavano cambiando: dallo scattare solo foto di paesaggio, che comunque ancora scattiamo, siamo passate a inserire l’elemento umano che sentivamo aggiungesse quel pizzico di interesse alle foto. Non è detto che la persona debba essere la protagonista, tant’è che spesso è fuori fuoco o di spalle, ma è proprio l’integrazione tra i due elementi il punto. Per noi i luoghi, che siano naturali o urbani, raccontano molto delle persone, della loro presenza o della loro assenza, esattamente come le persone si portano dentro i luoghi che hanno vissuto. L’integrazione tra uomo e ambiente viene naturale nel momento in cui si cerca di raccontare un luogo che si conosce, che si è vissuto o che si sta scoprendo.
Alex- Ho scelto questa foto della ragazza in metro perché rappresenta il tipo di immagine che vorrei aver il coraggio di fare più spesso: scattare persone a caso in giro per il mondo per cogliere momenti spontanei! Ed è uno dei pochi scatti che mi piace veramente, anche se potevo cogliere il riflesso nel vetro per intero, ma migliorerò in futuro!
Cami- Io prendo questa foto che ho scattato quando siamo andate ad Umbriano: formato quadrato, ovviamente con la Yashica Mat, è una delle foto più recenti, e ritengo sia un esempio dei luoghi che parlano del passaggio dell’uomo e della sua assenza. In questo caso in modo particolare, perché si tratta di un paesino abbandonato in mezzo ad una montagna dell’Umbria. Questo è il tipo di foto su cui mi piacerebbe concentrarmi nel prossimo futuro. Per l’occasione avevo scelto una Kodak Tri-x, una pellicola estremamente sdoganata, ma per me ha una resa bellissima, con dei bei contrasti pur mantenendo una gamma dinamica ampia, e si adatta per le situazioni più varie.
Cami- Io prendo questa foto che ho scattato quando siamo andate ad Umbriano: formato quadrato, ovviamente con la Yashica Mat, è una delle foto più recenti, e ritengo sia un esempio dei luoghi che parlano del passaggio dell’uomo e della sua assenza. In questo caso in modo particolare, perché si tratta di un paesino abbandonato in mezzo ad una montagna dell’Umbria. Questo è il tipo di foto su cui mi piacerebbe concentrarmi nel prossimo futuro. Per l’occasione avevo scelto una Kodak Tri-x, una pellicola estremamente sdoganata, ma per me ha una resa bellissima, con dei bei contrasti pur mantenendo una gamma dinamica ampia, e si adatta per le situazioni più varie.
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©Analogic World |
Le vostre fotografie sono attualmente esposte in qualche mostra o lo sono state di recente?
Ancora non ci siamo lanciate nei concorsi e nel mondo delle mostre, se non da fruitrici, ma non escludiamo che possa essere un obiettivo per il futuro.
Quali obiettivi avete in mente per il futuro? C’è qualche novità in arrivo sulla vostra pagina?
L’idea che ci ispira di più al momento è quella di cominciare a creare delle nostre fanzine monotematiche per iniziare, come fanno oggi molti fotografi amatoriali o professionisti, per dare una concretezza a tanti side project che portiamo avanti e vedere le nostre foto stampate in mano ad altri. Chissà poi se, un giorno, un progetto più a lungo termine non veda la luce come libro. Nel frattempo, continueremo con i nostri post e i nostri video, sia su Instagram che su YouTube, per raccontare il nostro viaggio nel mondo analogico. Siamo molto contente di una collaborazione con Lomography, che ci ha dato la possibilità di sperimentare con alcune delle loro pellicole più particolari, nel prossimo futuro condivideremo tutto sui vari canali come sempre. Se non si fosse notato dal nostro calendario dell’avvento analogico, testare le pellicole ci piace tantissimo e pensiamo anche che sia fondamentale per capire quale sia quella che ci rispecchia di più in un determinato momento o per un determinato progetto.
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Qual è il vostro rapporto con i social network? Li trovate efficaci per diffondere il vostro progetto?
Usare un mezzo digitale per condividere delle foto a pellicola può sembrare un paradosso ma ad oggi la pellicola è più contemporanea di quanto si pensi. La condivisione sui social, rendendola più fruibile rispetto agli album di famiglia, contribuisce secondo noi a questa contemporaneità. Inoltre è un mezzo per conoscere persone, fotografi di ogni livello. Ci è capitato inizialmente di interagire con ragazzi che ci chiedevano consigli su come avvicinarsi alla pellicola, ed è stato un bello scambio. Infatti, speriamo che in futuro ci sia sempre più interazione per creare connessioni con chi condivide la nostra stessa passione.
Ringraziamo Alexandra e Camilla per averci concesso l’intervista, se avete apprezzato le loro avventure nel mondo della fotografia analogica vi invitiamo a seguirle tramite i loro profili social.
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