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Fotografia e memoria

L’avanzare dell’età porta le persone a riflettere sul tempo passato. In molti casi con una vena di nostalgia, rammentando i tempi in cui si era più giovani e spensierati. Si rimpiangono i “vecchi tempi”, idealizzando il passato e ricordandone solo le cose positive, come se si fosse vissuti nella mitica età dell’oro.

Foto di Jon Tyson su Unsplash


Questa breve considerazione vuole introdurre il tema principale di cui parleremo nell’articolo, che verte sul rapporto tra fotografia e memoria.
Per quanto sia uno strumento impreciso e possa farci ricordare le cose in modo diverso da come sono realmente state, la memoria umana ha consentito di tramandare per lungo tempo le conoscenze da una generazione all’altra. Esistono ancora oggi popolazioni che non hanno sviluppato la scrittura e vivono come nella preistoria. Per loro la trasmissione delle conoscenze avviene oralmente, e la memoria gioca un ruolo fondamentale. Si pensi ad esempio alle tecniche per costruire utensili o armi.

La memoria è costituita da tutte le conoscenze che ci vengono trasmesse dai cinque sensi, archiviate in modo che possano tornare utili in futuro; una volta annusata la benzina, ad esempio, appena ne sentiremo l’odore sapremo riconoscerla anche senza vederla, proprio perché ce ne ricordiamo. Nella creazione dei nostri ricordi un ruolo di primo piano è giocato però dalle immagini, poiché negli esseri umani la vista è il senso più sviluppato; potremmo supporre (non c’è modo di saperlo con certezza) che per gli animali il cui senso più sviluppato sia l’olfatto, la “banca dati” possa invece essere costituita in massima parte dai ricordi degli odori annusati nel corso del tempo.

La memoria umana somiglia quindi a un grande album fotografico, o a una videoteca se vogliamo. Come avviene per le fotografie vecchie, che possono sbiadire o rovinarsi col passare del tempo, anche i nostri ricordi tendono ad affievolirsi, alcuni addirittura li dimentichiamo in qualche angolo della mente, lasciandoli lì per sempre, a meno che qualcosa non ce li faccia improvvisamente ricordare.
L’invenzione della fotografia ha però consentito a determinati ricordi di rimanere vivi. Questo non riguarda solo i nostri eventi personali, per i quali abbiamo il supporto di foto e video realizzati in quei momenti; pensiamo invece alla memoria di eventi che, pur non avendoli vissuti personalmente, ci sono stati narrati col supporto delle immagini. I grandi eventi storici avvenuti in un passato relativamente recente hanno avuto, a loro tempo, una copertura mediatica tale per cui ancor oggi è possibile visionare foto e/o video che li riguardano.
Questo fatto costituisce indubbiamente un potenziamento per la memoria umana collettiva, pari a quello costituito dall’invenzione della scrittura. Nonostante gli aspetti soggettivi e le imprecisioni che permangono (un’immagine può essere interpretata in molti modi), i fatti storici che sono stati così documentati non possono certo essere dimenticati, o negati. Chi lo fa deve ricorrere a ragionamenti assurdi, che spesso si risolvono in una mera arrampicata sugli specchi.

Vi sono ad ogni modo degli aspetti tecnici di cui tener conto; anche se un negativo può durare anni, bisogna accertarsi delle condizioni in cui viene conservato e preservarlo da umidità, incendi o altre cose che possono danneggiarlo o distruggerlo. Gli archivi che ospitano questo materiale d’epoca lo sottopongono spesso a restauri, ne fanno copie e, cosa molto importante ne garantiscono la fruizione anche in modalità digitale. L’ultimo punto è estremamente importante e ci porta a riflettere sulle modalità in cui un’immagine digitale venga conservata; le unità di memoria utilizzate per immagazzinare file hanno infatti vita piuttosto breve. Se la memoria umana è volatile, quella digitale non è da meno, con la differenza che la perdita di dati nell’ultimo caso può avvenire in modo improvviso e totale. E’ pertanto necessario vigilare continuamente affinché le immagini prodotte non vadano irrimediabilmente perse.

Per evitare di perdere i dati, una delle soluzioni può essere il replicarli in numerose unità di memoria a scadenze di tempo regolari. Questa attività, denominata backup, permette di recuperare tutti i dati (o almeno buona parte di essi) qualora uno dei nostri dispositivi di archiviazione venga meno.
Un’altra possibilità è fornita dai servizi di cloud; si tratta di archivi online dove l’utente ha a sua disposizione un certo ammontare di spazio che può occupare con i propri dati. Vi potrà poi sempre accedere tramite le sue credenziali da qualunque dispositivo in grado di connettersi alla rete e potrà scaricare i dati archiviati. La critica a questo sistema è che dipende strettamente dal fornitore del servizio; se quest’ultimo dovesse decidere, per esempio, di chiudere l’attività, l’utente sarebbe costretto a recuperare i suoi dati e a metterli al sicuro da un’altra parte, altrimenti andrebbero persi al momento della chiusura.
Vi è poi un altro rischio connesso ai cloud: la possibilità che i dati vengano trafugati a causa di attacchi informatici; Per questo è assolutamente necessario rivolgersi a cloud di provata sicurezza, che utilizzino sistemi di codifica avanzata sottoposti regolarmente ad aggiornamenti.

Se l’affidarsi alle tecnologie più recenti comporta innumerevoli vantaggi e una maggiore flessibilità (basti pensare alla possibilità di condivisione tramite la rete), non bisogna tuttavia sottovalutare il valore di un’immagine stampata; nonostante tutto, ancora molte persone preferiscono guardare una buona stampa piuttosto che la stessa foto su uno schermo digitale. Esiste un certo mercato delle stampe “fine art” a cui partecipano anche fotografi amatoriali, mentre ancora un buon numero di artisti pratica la fotografia istantanea; fa riflettere che gli unici modelli di fotocamera analogica ancora in produzione siano proprio quelli che utilizzano le pellicole istantanee. Molta le acquistano per adoperarle solo per le foto di famiglia, forse ritenendo che l’immagine stampata abbia maggiori possibilità di resistere nel tempo e di conservare il ricordo che vi è impresso.
A insistere particolarmente sul fatto che le foto vadano stampate sono i puristi della fotografia analogica, quelli che oltre a scattare su pellicola praticano tutto il percorso tradizionale, dallo sviluppo alla stampa (quest’ultima rigorosamente tramite ingranditore), snobbando chi utilizza sistemi “ibridi” come la scansione digitale dei negativi…

Senza farsi prendere dal fanatismo o dall’idealizzazione del “tempo che fu”, ritengo comunque una buona idea stampare alcune delle immagini che si vorrebbero maggiormente conservare. Anche se non riusciremo mai a stampare l’intero nostro archivio digitale, nel decidere cosa stampare saremo chiamati a fare delle scelte, sviluppando maggiormente le capacità critiche nell’esaminare e valutare le foto che abbiamo scattato. Che siano immagini piccole, da conservare nell’album, o foto da incorniciare, tramite la stampa avremo in mano una copia fisica del nostro lavoro; è importante quindi che si un lavoro che noi stessi giudichiamo valido e degno di essere mostrato.

Per concludere il discorso, vi esorto a esprimerci la vostra opinione su quale sia il miglior sistema per la conservazione delle foto (e dei vostri ricordi), specificando i motivi per cui lo ritenete tale.

A presto!
Alessandro "Prof. BC" Agrati  @agratialessandro

 

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