Passa ai contenuti principali

Macrofotografia a basso costo: le lenti close-up

Ciao a tutti,
trattiamo un argomento di sicuro interesse per molti fotografi amatoriali, in particolare per quelli che, come il sottoscritto, non si dedicano a un solo genere ma fotografano “un po’ di tutto”. 
Molte volte, nel praticare il nostro hobby, troviamo situazioni in cui vorremmo riprendere un soggetto molto piccolo, ma l'obiettivo non consente di avvicinarci abbastanza per riempire l’inquadratura. Gli specialisti in questo tipo di foto utilizzano appositi obiettivi macro, dal costo non indifferente, ma esistono anche soluzioni più economiche per risolvere il problema: le lenti close-up e i tubi di prolunga

Fujifilm XM1 con 16-50mm F 3,5-5,6(I) e lente +4

In questo articolo esamineremo questi due strumenti, per comprenderne vantaggi e svantaggi, al fine di ottenere delle foto macro senza dover ricorrere a un obiettivo specifico. 
Prima di iniziare il discorso, vorrei chiarire che i sistemi macro economici difficilmente potranno raggiungere risultati paragonabili a quelli ottenuti con un apposito obiettivo. E allora, come mai dovremmo sprecare parole su degli accessori di basso livello? Partiamo dal concetto, universalmente riconosciuto, che bisogna comprare solo ciò che serve per davvero: sebbene tutti siano d’accordo sul principio, finiscono poi ugualmente per acquistare oggetti che restano inutilizzati la maggior parte delle volte. Il fotografo "generalista" è proprio quello più soggetto a commettere questo errore, perché spaziando fra molti generi qualunque arnese potrebbe essergli utile. Invece è giusto che attrezzature specialistiche vengano acquistate solo dopo aver capito che effettivamente non possiamo farne a meno, ed è qui che torna utile aver fatto pratica con gli strumenti più semplici ed economici.

Compatta Casio EX-ZR3000 con lente +2

Le lenti close-up


Solo per il gusto di essere bastian contrario, vorrei esaminare per prime le bistrattatissime lenti diottriche, comunemente chiamate close-up: si tratta di filtri da avvitare sull’obiettivo, pertanto vanno scelti con la giusta filettatura. Queste lenti riportano l’indicazione del “potere di ingrandimento” espresso in diottrie. Abbiamo quindi lenti da una diottria (valore +1), da due diottrie (+2) e via di seguito; maggiore il valore, più potremo avvicinarci al soggetto. Una volta avvitata la lente sull’obiettivo il numero di diottrie stabilisce infatti la distanza di messa a fuoco, come visibile in tabella (Tabella1). Essendo questa una distanza fissa, l’ingrandimento che otterremo sarà direttamente proporzionale alla lunghezza focale dell’ottica; in questo ambito gli obiettivi zoom con focali lunghe sono particolarmente comodi, potendo variare il rapporto d'ingrandimento semplicemente zoomando. Le lenti close-up si possono anche avvitare una sull’altra, per sommare le loro diottrie; in tale caso bisogna avere l’accortezza di montare quella col valore più alto direttamente sull’obiettivo e avvitare l’altra a seguire. 
Le lenti godono di così poca considerazione che nessuno parla dei loro punti di forza; a parte il fatto di essere molto economiche (vengono vendute in set assieme ad altri filtri a cifre dozzinali), godono infatti di vantaggi unici, che andremo a elencare.


TABELLA 1: valore in diottrie e relativa distanza di messa a fuoco

  • Velocità di montaggio: poniamo di scorgere una farfalla posata su un fiore, con un po’ di calma e sangue freddo sarà possibile avvitare la lente sull’ottica ed essere così in grado di fotografare il soggetto. Un’operazione che richiede decisamente meno tempo rispetto al dover cambiare obiettivo.
  • Leggerezza: le lenti close-up pesano pochi grammi e non avremo certo difficoltà a portarle sempre dietro. Spesso si preferisce lasciare a casa una parte dell’attrezzatura per limitare il peso, ma queste lenti sono ideali compagne di viaggio.
  • Luminosità: il montare una singola lente diottrica sull’obiettivo non comporta un calo di luminosità degno di nota; questo può invece essere più consistente montandole combinate, oppure utilizzandone una da molte diottrie.
  • Autofocus: il sistema di messa a fuoco del nostro obiettivo continuerà a funzionare anche con la lente montata, e avremo la solita conferma tramite segnale acustico o cambio di colore del cursore. Questo non deve farci dimenticare che a “distanze macro” dell’autofocus non bisogna fidarsi troppo.
  • Utilizzabili con le fotocamere compatte: alcune compatte, in particolare le bridge, hanno obiettivi dotati di filettatura dove è possibile montare le lenti close-up. In altri casi è possibile montarle attraverso accessori, anche costruiti artigianalmente. 
Fujifilm XM1 con 16-50mm F 3,5-5,6(I) e lente +4

Dall’esame di questi vantaggi appare chiaro l’impiego ideale delle lenti diottriche nella ripresa “sul campo” di piccoli animali, nonché in ogni situazione nella quale stiamo facendo foto d’altro genere e il caso ci fa trovare all’improvviso un soggetto da macro. Per gli utilizzatori di fotocamere compatte questo è l’unico sistema efficace per fare della vera macrofotografia: la modalità dedicata di cui molte compatte dispongono non consente infatti di fare molto. Con le lenti diottriche invece, grazie anche al fattore di zoom, si ottengono rapporti d’ingrandimento interessanti. 
Veniamo ora ai difetti di questi accessori: le lenti apportano una significativa perdita di qualità nelle immagini, in particolare ai bordi. Il degrado diventa sempre più evidente man mano che aumentiamo le diottrie, o montiamo più lenti assieme. Se nelle foto di fiori, insetti o altri piccoli animali tenderemo a collocare il soggetto nella parte centrale del fotogramma e non ci accorgeremo più di tanto della perdita di dettaglio (spesso i bordi in queste foto sono fuori fuoco in ogni caso), nell’uso in studio, per riprodurre soggetti piani (negativi, francobolli) i difetti ottici verranno a galla facilmente. Questo è il motivo ufficiale per cui questi strumenti hanno cattiva fama, ma a mio parere ce n’è un altro più importante: la maggior parte degli hobbisti non le sperimenta basandosi sulle opinioni fornite da altri fotografi, che forse non le hanno mai adoperate. Basterebbe un po’ di coraggio in più per provarle e rendersi conto che gli svantaggi sono compensati da altre caratteristiche che le rendono un valido compromesso, almeno per l’amatore non specializzato. Oltretutto quelle di cui abbiamo parlato finora sono le lenti più economiche, costituite da un solo elemento in vetro; esistono anche lenti più qualitative, dal costo più alto (ma comunque abbordabile) che garantiscono risultati decisamente superiori. 
Una soluzione che mi sento di consigliare, dopo averla sperimentata, è l’utilizzo di una singola lente +2 abbinata a uno zoom con focali dai 100 ai 300mm (o equivalenti), che garantiscono un ingrandimento e una distanza operativa adeguati alla maggior parte delle situazioni.

Compatta Casio EX-ZR3000 con lente +2

Utilizzare uno strumento disprezzato da tutti potrà sembrare stravagante, ma non lo è molto di più rinunciarvi solo per salvare la "massima qualità d'immagine"? Lasciandovi con questa riflessione, vi do appuntamento alla prossima puntata dedicata ai tubi di prolunga.

A presto!
Alessandro "Prof. BC" Agrati  @agratialessandro

>> Link a tutti gli esperimenti <<


Commenti

Gli articoli più letti

7Artisans 50mm F 1.8 AF - Recensione

QUALITA’ COSTRUTTIVA ll 7Artisans 50mm F 1.8 a primo impatto presenta una costruzione solida, interamente di metallo. Di questo materiale infatti sono costituiti il corpo principale, la filettatura dei filtri e le ghiere. L’obiettivo risulta solido e ben assemblato, con giochi minimi; assenti viti a vista. Analizzando tuttavia i dettagli emergono dei punti deboli. Innanzitutto quando si aziona la ghiera dei diaframmi si avverte un leggero rumore; niente di grave, ma la sensazione di qualità viene meno. L’aspetto più critico riguarda il tasto selettore della modalità AF/MF: questo risulta costituito da una plastica scadente, poco piacevole al tatto. Il vero guaio è che risulta assemblato male, per cui si aziona come niente; basta sfiorarlo per cambiare involontariamente la modalità di messa a fuoco. Un dettaglio inaccettabile che rovina l’insieme, contrastante con la solidità generale dell’obiettivo. E’ presente la porta usb-c sul lato dell’innesto per gli aggiornamenti firmware. ER...

Vintage Digitale – Olympus XZ-1

In questo episodio parliamo della Olympus XZ-1, una compatta del 2011. Fa parte della nota serie “XZ”, ovvero le compatte premium (a dimensioni contenute) della casa. Questo articolo fa parte di un progetto volto a riscoprire la fotografia CCD, se desiderate approfondire è presente  un’introduzione  esplicativa.    SCHEDA TECNICA: Sensore: 1/1.63” CCD (8.07 x 5.56 mm) Megapixel: 10 (3648x2736 pixel) Formato immagine: 4:3 Escursione focale: 28–112 mm (equivalente 35mm) Apertura massima: F 1.8-2.5 Stabilizzazione ottica: Sì Tempi di scatto: 60 S - 1/1200 S Gamma ISO: 100-6400 Presenza controlli PASM: Sì Formato RAW: Sì Distanza minima messa a fuoco: 1 cm Dimensioni schermo: 3 pollici Risoluzione schermo: 614.000 dots Schede di memoria compatibili: SD/SDHC/SDXC Dimensioni: 111 x 65 x 42 mm Peso: 275 g Batterie: al litio L’esperimento di questa puntata si concentra su di una compatta premium, con un sensore più grande della media per le fotocamere dell...

Fotografia e cinema - Il posto delle fragole (Smultronstället)

Il posto delle fragole (Smultronstället) è un film del 1957 scritto e diretto dal celeberrimo regista Ingmar Bergman . Direttore della fotografia:  Gunnar Fischer La storia narra del professor Isak Borg, stimato medico, che deve recarsi a Lund  per ricevere un prestigioso premio accademico. Durante il percorso, l’anziano professore rivive -consciamente e non- tutta la sua vita, soffermandosi sulle scelte e sugli episodi più rilevanti. © Svensk Filmindustri LINK ALLA GALLERIA DEI FOTOGRAMMI Questo articolo è parte di una serie volta a riscoprire la fotografia nel cinema, se desiderate approfondire è presente un’introduzione esplicativa.    © Svensk Filmindustri Nella scena d’apertura notiamo subito un’inquadratura impeccabile, rigorosa. Tutto ricorda un ambiente solenne, rispettabile: i tappeti, l’arredo, e il grosso alano sdraiato. La luce contribuisce tramite una leggera sottoesposizione e un contrasto mediamente marcato. © Svensk Filmindustri Primo sogno: il pr...